Mario Nava si è dimesso dalla presidenza della Consob dopo le pressioni della maggioranza di governo affinché mettesse in regola la sua posizione rispetto al comando per ragioni di servizio concesso dalla Commissione europea oppure si dimettesse con «un gesto di sensibilità istituzionale».
Le dimissioni sono state accettate dal collegio nel corso di una riunione convocata d'urgenza. Non è da escludere che il collegio possa avere chiesto a Nava di rivedere la decisione, rinunciando al comando e optando per l'aspettativa che avrebbe eliminato ogni dubbio sulla incompatibilità rispetto al ruolo di presidente della Consob. Nava, però, ha deciso di lasciare l'incarico e tornare a Bruxelles.
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Il rammarico della Consob
«La Commissione - scrive Consob in una nota - preso atto della irrevocabilità della decisione, ha accettato le dimissioni
con decorrenza da oggi e ne ha dato comunicazione al Presidente del Consiglio dei Ministri. La Commissione esprime rammarico
per la decisione del Presidente Nava e gratitudine e apprezzamento per il lavoro sin qui svolto.
Nava: non ero gradito, questione solo politica
«La questione legale della mia posizione amministrativa - ha dichiarato Nava in una nota - è stata decisa e validata da ben quattro istituzioni, Commissione europea, Presidenza del Consiglio, Presidenza della Repubblica
e Corte dei Conti, e non necessita miei commenti ulteriori. La questione è quindi solo politica... La richiesta di dimissioni
per “sensibilità istituzionale” da parte dei quattro capigruppo di Camera e Senato dei due partiti di maggioranza sono un
segnale chiaro e inequivocabile di totale non gradimento politico. Il non gradimento politico limita l'azione della Consob in quanto la isola e non permette il raggiungimento degli obiettivi
sopra ricordati».
Il presidente Consob nei giorni scorsi aveva ribadito che sulla sua nomina è tutto regolare, ma soprattutto aveva affermato di essere «della vecchia scuola, per cui le amministrazioni si parlano per atti e non in tv o strillando in parlamento». In base alle regole comunitarie il dirigente Ue in “comando” mantiene privilegi e immunità rispetto alla giurisdizione nazionale (anche quando commina sanzioni ai soggetti vigilati). Deve riferire due volte al mese sull’operato all’amministrazione che lo ha comandato. Ed è remunerato da questa: la Consob versa alla Commissione ogni mese lo stipendio (244 mila euro l’anno), che Bruxelles gira poi al presidente Nava con una tassazione limitata al 7% (contro il 40% circa nazionale).
Di Maio: nomineremo un servitore dello Stato
«Vi prometto che nomineremo un servitore dello stato e non della finanza internazionale. Volteremo pagina assicurando alla
Consob un presidente che possa esercitare pienamente e liberamente il suo ruolo». Lo scrive su Facebook il vicepresidente
del Consiglio Luigi Di Maio. «Finalmente - ha commentato le dimissioni di Nava il leader del M5S - arriva la presa d'atto
da parte del presidente della Consob, Mario Nava, circa la sua incompatibilità tra il distacco dagli uffici tecnici della
Commissione europea e la guida di una Autorithy nazionale come la Consob».
Nava si era insediato alla presidenza della Consob il 16 aprile di quest’anno. Il suo mandato è durato dunque meno di cinque mesi. Nava ha compiuto tutta la sua carriera nella Commissione europea. Dal maggio del 2016 è stato direttore per il monitoraggio del sistema finanziario e gestione delle crisi presso la Direzione generale dedicata ai servizi finanziari. In precedenza, dal 2009 al 2013, fu il responsabile dell'unità Banche e Conglomerati Finanziari. Dal 2004 al 2009, guidò l'unità Infrastruttura dei Mercati Finanziari, sempre alla Commissione europea.
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