Parrebbe scontato e invece non lo è. Essere informati sul proprio destino previdenziale non basta a spingere gli individui a compiere scelte coerenti per la propria pensione; ma se l'informazione è puntuale e certificata dal proprio ente previdenziale, allora si è pronti a passare alle contromisure iniziando a risparmiare in modo coerente per il futuro e ridurre così il rischio di una vecchiaia da indigenti. È quanto emerge da un'indagine realizzata da Ania insieme a Gfk che ha interpellato una platea di 600 lavoratori con oltre 5 anni di contribuzione previdenziale, e a più di un anno alla pensione, equamente suddivisi in tre categorie: chi ha realizzato simulazioni della propria rendita pensionistica sul sito web dell'Inps (2 milioni su 20), chi ha ricevuto a casa la “busta arancione” (1,5 milioni) con l'analoga simulazione e coloro che non ha avuto nessuna forma di coinvolgimento (oltre l'80% degli italiani).
L'indagine rivela come chi ha ricevuto informazioni su quanto prenderà di pensione ha aumentato del 21% il proprio risparmio previdenziale se ha ricevuto la busta arancione e del 15% se ha effettuato la simulazione della pensione. Un atteggiamento proattivo, che si mette in moto anche se queste informazioni non sono rassicuranti, e che spinge a superare le diverse difficoltà che incontrano i risparmiatori quando devono accantonare in un fondo pensione i contributi per la propria vecchiaia: tra i “non coinvolti”, il 53% mette al primo posto la carenza di denaro, percentuale che cala al 44% tra chi invece ha effettuato simulazioni Inps.
Pesano, registra la ricerca, anche una serie di fattori analizzati e studiati dalla finanza comportamentale: l'avversione alle perdite, la gratificazione del momento, l'inerzia. La ricerca sottolinea come sarebbero utili forme di incentivazione incentivazione per spingere al risparmio previdenziale. Oltre alla possibilità di accedere alla consulenza di professionisti non in conflitti di interesse, ossia remunerati per ciò che vendono.
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