Per Tap «non ci sono piani B». Il gasdotto dal Mar Caspio verrà ultimato secondo i progetti originali, ha dichiarato il direttore generale Luca Schieppati nella giornata inaugurale dell’Italian Energy Summit del Sole 24 Ore. «Nel pieno rispetto di tutti gli stakeholders e del dialogo» dovrebbero riprendere a breve anche i lavori per l’approdo a San Foca, in Puglia.
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L’opera è da anni al centro di contestazioni e sono emersi orientamenti contraddittori sulla sua effettiva realizzazione. Avete valutato l’ipotesi di dover cambiare i vostri piani, se non addirittura cancellarli ?
«Non credo che si possa parlare di piani B, perché Tap è stata progettata secondo rigorosi criteri e le autorizzazioni hanno verificato puntualmente che il nostro tracciato e il nostro approdo sono quelli che minimizzano gli impatti economici, ambientali, sociali e di sicurezza. L’Italia ha bisogno di questo gas e pensiamo che questa continui a essere la soluzione in quanto comporta zero costi, nessun impatto e tanti benefici».
Tutto avanti come previsto insomma? Quando riprenderanno i lavori in Puglia?
«Abbiamo fato una pausa estiva volontaria, in modo da garantire che non ci fosse alcuna interferenza con il turismo, anche se il nostro progetto su questo non impatta e ora siamo pronti a realizzare il microtunnel (per portare i tubi a riva, attraverso uno scavo sotterraneo, Ndr). La nostra volontà è di proseguire, ma sempre nel pieno rispetto di tutti gli stakeholders e del dialogo. Credo che sia importante evidenziare il nostro impegno a dialogare, a tutti i livelli, dal centro al territorio. Da quando Snam è entrata nel capitale di Tap, a luglio 2017, abbiamo sempre cercato di comunicare, di informare, soprattutto sul fatto che non si tratta di un’infrastruttura con impatti ambientali o sulla sicurezza».
Avete osservato qualche progresso su questo fronte?
«Un sondaggio di quest’estate ci dice che due terzi degli italiani lo considerano un elemento posivito e anche in Puglia oltre il 50% la pensa così».
Da più parti sono stati sollevati dubbi sull’utilità del Tap. Che cosa rispondete su questo punto? Ci serve davvero?
«Tap è un progetto internazionale importante, che ha ricevuto e continua a ricevere supporto dall'Unione europea, che in quanto parte del Corridoio Sud del gas lo ritiene un elemento chiave per la diversificazione degli approvvigionamenti. È anche importante considerare che non si tratta di un’opera pubblica, ma di un’opera privata, che non peserà sulle tasche degli italiani. Il modello tariffario stesso fa sì che l’onere sia a carico degli importatori di gas e non dei consumatori».
Le energie rinnovabili fanno passi da gigante, così come le tecnologie per lo stoccaggio di energia elettrica. Come vede lo scenario dei consumi di gas?
«Parto dai dati. I consumi in Italia stanno crescendo, da 62 miliardi di metri cubi siamo passati a 75 miliardi nel 2017 e il 2018 sembra in linea. Il 93% del nostro gas è di importazione e quest’ultima è destinata a crescere, anche perché dovremo superare il carbone, in altri Paesi d'Europa pure il nucleare. Poi ci sono le tensioni geopolitiche, che mettono a rischio alcune fonti di fornitura, il declino della produzione domestica e di quella del Nord Europa. Inoltre per l’Italia presto arriveranno a scadenza molti contratti di lungo termine, equivalenti a oltre metà dei nostri acquisti dall’estero. Tap sarà fondamentale nel percorso di transizione energetica, perché contribuirà a garantire forniture di gas, che è combustibile che fa bene alle rinnovabili».
Avremo benefici diretti, in termini di bollette meno pesanti?
«Tap rappresenta il 12-13% dell’attuale mercato italiano del gas e in futuro potrà raddoppiare la portata. Si tratta di una quota rilevante di gas, che sarà venduto in piena competizione sul mercato italiano. Porterà più concorrenza. E il costo del trasporto dal Mar Caspio all’italia e all’Europa non graverà sui cittadini. Ci sono nove shipper che hanno stipulato contratti per 10 miliardi di metri cubi l’anno per 25 anni, secondo tariffe di trasporto sono state definite secondo un modello competitivo. Diventando un Paese di transito per il gas i nostri prezzi all’ingrosso dovrebbero allinearsi con quelli del Nord Europa, che ora sono del 10% più bassi».
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