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Deficit, ecco come i fondi esteri valutano l’Italia

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Deficit, ecco come i fondi esteri valutano l’Italia

Con la stima definitiva del rapporto deficit/Pil che sarà contenuta nella nota di aggiornamento dal Def il governo dovrebbe porre fine al balletto di indiscrezioni e cifre che va avanti da mesi che ha visto i più alti esponenti dell’esecutivo rilanciare di volta in volta le cifre più diverse.

Vincerà la linea del ministro Tria che auspica un prudente 1,6% o quella del vicepremier Di Maio che fa pressioni per superare il 2%? Dall’esito di questa partita dipenderà anche l’andamento delle quotazioni di mercato dei nostri titoli di Stato.

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In queste settimane diversi grossi investitori esteri hanno fatto sapere di essere tornati a comprare BTp sulla scommessa di una legge di bilancio più prudente del previsto. Si è trattato di un acquisti mordi e fuggi dettati dall’opportunità di lucrare sui prezzi a sconto e rendimenti oltre la media o il preludio a un riposizionamento più importante dopo la fuga di capitali da 58 miliardi di maggio e giugno? La prima ipotesi pare la più probabile stando ai report delle case d’affari usciti in questi giorni e ai colloqui che Il Sole 24 Ore ha avuto con alcuni gestori.

GLI INVESTITORI ESTERI E I BTP
Acquisti netti di titoli di Stato italiani da parte di stranieri. Dati in miliardi di euro(Fonte:Banca d'Italia)

«Crediamo che la volatilità sia in questo momento troppo alta per prendere una posizione forte sia di maggiore esposizione che di sotto peso sui titoli governativi italiani» spiega Massimiliano Maxia, Fixed-Income Product Specialist di Allianz Global Investors. Il fondo ha ridotto la sua esposizione sui titoli di Stato italiani già prima delle elezioni del 4 marzo prospettando una ripresa della volatilità, che puntualmente si è verificata tra maggio e giugno. Secondo il gestore la legge di bilancio sarà il banco di prova più importante. «Se il rapporto deficit/Pil dovesse essere superiore alle attese, cioè ben oltre il 2%, mi aspetto una nuova ondata di vendite».

In caso contrario c’è da attendersi un rally dei BTp. Questa è la scommessa di alcuni grossi fondi americani come Fidelity o BlackRock che in queste settimane hanno dichiarato di essere tornati a comprare i governativi italiani. «Abbiamo negoziato i BTp in modo tattico nel corso dell'estate, con un'esposizione generalmente long (rialzista ndr.) - spiega David Simner, gestore di portafoglio obbligazionario di Fidelity International - Al momento abbiamo posizioni long marginali per quanto riguarda i BTp, e contiamo di aumentare la nostra esposizione nel caso in cui si dovesse verificare ulteriore debolezza nei giorni a venire».

Per quanto ottimista nel breve tuttavia il gestore non nasconde i suoi timori sulle prospettive di lungo termine. «La variabile chiave - avverte il gestore - resta la crescita economica. Gli ultimi dati non sono buoni. Se questo trend dovesse consolidarsi c’è il rischio che gli asset italiani possano tornare nuovamente sotto pressione».

“Se le istituzioni finanziarie italiane comprano i BTp lo fanno perché dalla solidità del Paese dipende la loro stessa tenuta. Per i grandi investitori esteri non è così. Per loro conta solo il ritorno economico”

 

Su una posizione analoga anche BlackRock. Secondo Richard Turnill, capo strategist del fondo Usa una legge di bilancio in linea con i parametri europei potrebbe comportare «un recupero delle classi di investimento legate all’Italia. Non ci aspettiamo però che le quotazioni ritornino ai livelli precedenti alla formazione del governo».

La stima sul rapporto deficit/Pil che sarà contenuta nella nota di aggiornamento al Def sarà una una variabile destinata a pesare sulle quotazioni dei titoli di Stato italiani ma non la sola. «Il fattore che conta resta la crescita. I mercati potrebbero anche accogliere positivamente anche un deficit ben oltre il 2% se accompagnato da riforme in grado di rilanciare il Pil» commenta Alessandro Tentori, responsabile degli investimenti di Axa IM Italia. Secondo il gestore, più che alle stime contenute nella nota di aggiornamento al Def, sarà importante vedere i dettagli definitivi della legge di bilancio che saranno resi noti alla fine di ottobre.

Il testo definitivo sarà scandagliato da cima a fondo anche da Moody’s e Standard & Poor’s che a fine ottobre pubblicheranno l’aggiornamento del loro giudizio sul merito di credito del Paese. Un test particolarmente delicato il cui esito potrebbe, nella migliore delle ipotesi, consolidare il recupero recentemente messo a segno dai BTp, nel peggiore provocare una nuova ondata di volatilità.

Secondo la banca francese SocGen, che prevede per le prossime settimane nuove tensioni sullo spread, c’è da mettere in conto una bocciatura anche con un rapporto deficit/Pil dell'1,8 per cento. Sulla stessa linea anche Fidelity secondo cui solo con un deficit all’prudente 1,6% si potrà evitare la bocciatura.

L’umore dei grandi investitori esteri è decisivo per orientare l’andamento di rendimenti e spread dei nostri titoli di Stato. Se le istituzioni finanziarie italiane comprano i BTp non lo fanno solo per convenienza economica ma perché dalla solidità del Paese dipende la loro stessa tenuta. Per i grandi investitori esteri non è così. Per loro l’unico criterio che conta è quello del ritorno economico. Alla luce di questa loro volubilità e del fatto che in mano estere c’è ancora una fetta importante del nostro debito pubblico (673 miliardi di euro, il 28,7% del debito pubblico in circolazione) le loro strategie di investimento hanno un impatto sulle oscillazioni dello spread come si è visto ad esempio tra maggio e giugno, nei mesi di massima tensione sul rischio Italia, quando i fondi esteri hanno ridotto la loro esposizione in BoT e BTp per 58 miliardi di euro.

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