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Investire contro le diseguaglianze: la sfida impact riparte da Delhi

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finanza ad impatto sociale

Investire contro le diseguaglianze: la sfida impact riparte da Delhi

L’ex vice presidente degli Stati Uniti, Al Gore, al summit della finanza ad impatto sociale, a New Delhi (Afp)
L’ex vice presidente degli Stati Uniti, Al Gore, al summit della finanza ad impatto sociale, a New Delhi (Afp)

Nelle scorse ore, novecento relatori, da cinquanta paesi di tutto il mondo hanno preso un aereo per Nuova Delhi, per partecipare al summit mondiale della finanza impact. Tra loro, l'ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore. È stato il padre dei social impact bonds, nonché uno dei grandi protagonisti del venture capital mondiale, sir Ronald Cohen, a convocare il summit “The Power of Impact” nella capitale indiana, simbolo dell'economia a più rapida crescita a livello mondiale, in un territorio, però, soffocato dall'inquinamento e in un Paese in cui quasi un quarto della popolazione vive al di sotto della soglia internazionale di povertà.

È questa la sfida. Coinvolgere il capitalismo in una nuova stagione redistributiva. Investire per ridurre le diseguaglianze e realizzare davvero i global development goals (GDGs). Cohen presiede il GSG, Global Steering Group for Impact Investment. Non un network di finanzieri compassionevoli, ma un vero e proprio movimento globale, a cui oggi hanno aderito 21 paesi di tutto il mondo, più l'Unione Europea.

Sul piano operativo, Cohen ha segnato in 300 miliardi di dollari investiti in finanza ad impatto sociale e ambientale entro il 2020 il “tipping point” da raggiungere entro i prossimi 800 giorni. Un obiettivo non impossibile, se si pensa che l'intero settore oggi di miliardi ne muove 230, con una crescita del 30% annuo tra 2012 e 2018. Dal social housing ai green bond, fino a interventi in sanità, previdenza, contrasto al gender gap e integrazione dei rifugiati: i social impact bonds (SIB) sono passati in un anno da circa 80 a 118. E non sono l'unico strumento impact.

Cohen vuole convincere i capitalisti di tutto il mondo che conviene investire ottimizzando non solo il rischio e il rendimento ma anche, soprattutto, l'impatto sociale. Per farlo distribuisce in queste ore un manifesto-guida. Ottanta pagine di suo pugno, dal titolo “On impact”. E lancia una campagna social: #ImpactRevolution invitando i protagonisti del settore a raccontarsi e mettersi in rete. Il GSG di Ronald Cohen è organizzato per NAB, National Advisory Boards. Ho l'onore di presiedere il NAB Italiano, rappresentato dal network di Social Impact Agenda, che tiene insieme banche, fondazioni, fondi dedicati, stakeholders del mondo assicurativo, nonché il mondo delle cooperative e dell'impresa sociale.

Da alcune settimane, anche Cassa Depositi e Prestiti ha aderito al NAB, a dimostrazione che l'impact investing è centrale anche per il principale soggetto pubblico di settore. In tempi di scarse risorse pubbliche, infatti, può assicurare anche ai paesi con un Welfare consolidato un fattore non trascurabile di addizionalità e di rafforzamento delle prestazioni sociali sottofinanziate.

La voce dell'Italia, nel summit indiano e nel GSG, è tra le più ascoltate. Da maggio siamo nel Board of Trustees, l'organo esecutivo mondiale. E, da ormai cinque anni, siamo impegnati anche nel nostro Paese, a perfezionare un nuovo modello di intervento, basato sul pay by result. Gli investimenti ad impatto, infatti, sono sottoposti a un processo di misurazione e valutazione di efficacia. In tutti i modelli pay by result l'investimento ha un ritorno agganciato alll'impatto sociale previsto. E questo risultato va misurato. Non raggiungere il risultato brucia soldi investiti e non attiva la remunerazione del capitale. Essere efficienti diventa parte della missione. Evitare sprechi non è solo uno slogan populista, ma uno schema di gioco.

I modelli pay by result dovrebbero essere estremamente attraenti per una PA in cerca di efficacia ed efficienza. È urgente spingere verso questa innovazione anche in Italia. In India, in queste ore, la sfida si concentra sugli Outcome Funds, strumenti finanziari in cui si raccolgono capitali per moltiplicare social impact bonds tematici. Ne sta partendo uno per il contrasto alle povertà educative nel paese di Ghandi. La sessione di presentazione era gremita. E, in uno straordinario Ted Talk tenuto domenica sera, l'ex ministro del turismo tunisino, la carismatica Amel Karboul, ha lanciato un Education Outcome Fund anche in Africa. Investimento totale: 2 miliardi di dollari.

Su scala europea, stiamo lavorando a una proposta di cui a Delhi mi sono fatta portavoce: un Refugee Outcome Fund, ovvero uno strumento di moltiplicazione di social impact bonds dedicati all'integrazione dei rifugiati, sul modello del Koto SIB finlandese, il più ricco social impact bond europeo ad oggi attivo, con 14,2 milioni di euro investiti in un progetto di integrazione socio lavorativa per 2500 rifugiati. Perché non provare a scalare questa sfida?

*Presidente del National Advisory Board italiano, Global Steering Group for Impact Investment

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