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Draghi e Fmi avvertono l’Italia: non è il momento di aumentare…

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juncker: roma non rispetta le regole

Draghi e Fmi avvertono l’Italia: non è il momento di aumentare il deficit. Juncker: Roma non rispetta i patti

Bce e Fondo monetario mettono in guardia il governo italiano dai rischi contenuti nella manovra di bilancio. Rischi che derviano essenzialmente dal nuovo deficit previsto dalla legge di bilancio - circa 22 miliardi su una manodra da 37 - in un Paese che «vanta» un debito pubblico superiore al 130% del Pil, secondo solo alla Grecia nell’area euro.

«Per i Paesi dell’Eurozona ad alto debito - ha detto il presidente della Bce Mario Draghi nel testo dell'intervento pronunciato a Bali in occasione della riunione del Fondo monetario internazionale - è di particolare importanza la piena adesione alle regole del Patto di stabilità e crescita per la salvaguardia di solide posizioni di bilancio». Un riferimento implicito all’Italia.

Più esplicito ancora Poul Thomsen, capo del Dipartimento europeo del Fmi. secondo il quale la manovra in discussione «va in direzione opposta rispetto ai suggerimenti del Fmi. Non è il momento di allentare le politiche» di bilancio, sotolinea.

Secondo Draghi, è importante che ciò avvenga nell’attuale contesto in cui vi è un'espansione economica su larga scala. Sempre riferendosi all’Eurozona Draghi richiama poi la necessità di implementare ulteriormente le riforme strutturali.

Da parte sua, il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker , più volte bersaglio di feroci critiche da parte di esponenti del governo italiano, ha accusato Roma - in un’intervista a Le Monde - di «non rispettare la parola data», invitando quindi l’esecutivo a «non mettere in pericolo la solidarietà europea». «Non ho nulla contro l’Italia, tutto il contrario: la amo. Che si smetta di descriverci come dei mostri freddi, rinchiusi in un bunker, insensibili all'appello dei popoli», ha poi aggiunto Juncker.

«Bce: Italia non potrà essere aiutata fuori da un piano di salvataggio Ue»
Ieri l’agenzia Reuters, citando cinque fonti vicine alla Bce, scriveva che «la Banca Centrale Europea non potrà soccorrere l’Italia in caso di crisi di liquidità del governo e delle banche a meno che Roma non entri in un piano di salvataggio della Ue».

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Le fonti sottolineavano che «le regole Ue consentono alla Bce di aiutare un Paese soltanto nel quadro di un programma di salvataggio europeo» e che «aggirare tali norme minerebbe la credibilità della stessa Bce». La dichiarazione suona come un messaggio al governo italiano, nel vivo delle tensioni fra Roma e Bruxelles sui contenuti della «manovra del popolo» che sarà presentata alla Commissione entro il 15 ottobre. Le fonti citate da Reuters, presenti a un summit Fmi in Indonesia, aggiungevano che l’Italia potrebbe ancora evitare una crisi debitoria se il governo cambia rotta - a patto di non fare affidamento sulla Bce per «domare» gli investitori o salvare le sue banche.

Le banche italiane sono il «punto caldo» della crisi
La motivazione tecnica è che la Bce non può intervenire in soccorso di un paese singolo senza che questo abbia stipulato un «programma», ossia un bailout con regia europea in cambio di pesanti riforme del proprio sistema. Qualsiasi tentativo di scavalcare i paletti della Bce, aggiungevano le fonti, potrebbe mettere a rischio la credibilità di Francoforte agli occhi dei paesi creditori. A partire dalla Germania. Le fonti avvisavano che le banche italiane, con 375 miliardi di titoli di Stato domestici in pancia, potrebbero essere il «punto caldo» della questione: i Btp servono come “cassa” per assicurare capitali alla Bce, inclusi 250 miliardi di debiti a lunga scadenza.

Se arrivasse un downgrade delle nostre obbligazioni, come nel caso della Grecia, i bond diventerebbero non ammissibili sia per i prestiti che per i programmi di stimolo monetario dell’istituto di Francoforte. Attualmente il debito italiano è classificato due gradini sopra il livello “spazzatura” da tre delle quattro principali agenzie di rating e tre gradini sopra dall’ultima rimanente, la Dbrs. Moody’s e S&P Global dovranno fornire un aggiornamento sul credito italiano nella seconda metà di ottobre.

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