Finanza & Mercati

Generali, Del Vecchio apre le grandi manovre in vista dell’assemblea

  • Abbonati
  • Accedi
Delfin compra ancora leone

Generali, Del Vecchio apre le grandi manovre in vista dell’assemblea

«Quello in Generali è per Delfin un investimento finanziario a lungo termine, particolarmente interessante ai prezzi attuali e pertanto destinato a salire in maniera consistente». È con queste parole che Leonardo Del Vecchio ha messo ieri nero su bianco le intenzioni sul Leone di Trieste. Le stesse che, negli ultimi mesi, hanno mosso un altro socio forte della compagnia, ossia Francesco Gaetano Caltagirone con il quale, peraltro, almeno sul mercato sembra muoversi in perfetta sintonia. È di ieri l’ultimo aggiornamento rispetto alle posizioni rilevanti che ora vedono Del Vecchio proiettato verso il 3,4% e l’imprenditore romano al 4,54%.

Entrambi, in pratica, stanno sfruttando questa fase di debolezza del titolo Generali per consolidare ulteriormente le rispettive partecipazioni nel gruppo assicurativo. Con quale intento? Prima di tutto economico. La compagnia, di fatto unica eccezione nel panorama italiano della grande finanza, ha incassato la conferma del rating da parte di Moody’s che ha ribadito il giudizio Baa1 mantenendo l’outlook stabile, complice il fatto che nel confronto con altri competitor ha un business diversificato che la terrebbe parzialmente al riparo «da un ipotetico scenario di crisi dei titoli di stato italiani». Inoltre, a questi prezzi Generali assicura un rendimento ben superiore al 6%. Abbastanza, secondo i soci forti, per poter definire il Leone un buon investimento.

Ma c’è dell’altro. I prossimi mesi saranno chiave per il futuro della compagnia. Il nuovo piano industriale e il rinnovo del consiglio di amministrazione sono tappe centrali nell’agenda del Leone, e presentarsi agli appuntamenti in agenda con le spalle abbastanza larghe sarà cruciale. La questione del controllo delle Generali, d’altra parte, è un tema da tempo aperto su tavoli finanziari e politici. Il principale azionista è Mediobanca che ha in mano oltre il 13%, ma più volte ha dichiarato di essere pronta a cedere un 3%, cosa che però difficilmente avverrà prima dell’assemblea di bilancio 2018.

C’è poi il nucleo dei soci privati. Ne fanno parte, oltre a Caltagirone e Del Vecchio, anche Edizione, socia al 3% e il gruppo De Agostini che ha un pacchetto dell’1,7%. Non si tratta di un fronte compatto né, in questa fase, in contrapposizione con l’altro protagonista forte ma di certo il confronto è serrato. Se i Benetton, complice anche il momento, intendono l’investimento in Generali come una partecipazione prettamente finanziaria e così la gestiscono, e altrettanto vale per i De Agostini, gli altri soci, seppur per motivi diversi, sembrano avere un approccio più attivo al punto da voler creare un fronte “privato” con una quota uguale o superiore a quella che fa capo a piazzetta Cuccia. Per Del Vecchio, si dice, l’obiettivo non dichiarato sarebbe quello di raggiungere una partecipazione nell’ordine del 6-7% di Trieste, anche se mancano conferme su questo punto. E Caltagirone potrebbe muoversi nella stessa direzione.

Due posizioni da costruire in vista dei due appuntamenti chiave. Il piano industriale della compagnia, di cui il ceo Philippe Donnet darà un assaggio in occasione dell’incontro che si terrà con i membri del board a Monaco di Baviera il 7 e l’8 novembre, sarà presentato il 21 novembre. Il faro è puntato sulla crescita, è quello che i soci vogliono, ma il tutto ovviamente si deve sposare con il mantenimento di una solidità patrimoniale a lungo cercata e oggi raggiunta grazie a un turnaround finanziario e a un turnaround industriale. Poi, altra questione fondamentale, è la composizione del prossimo consiglio di amministrazione. Gli azionisti puntano ad avere voce in capitolo in vista della lista che Mediobanca presenterà.

In questo quadro in movimento gli equilibri in seno a Trieste appare anche influenzato da un’altra partita parallela che si sta giocando per il controllo dello Ieo. Non foss’altro perché i protagonisti sono gli stessi, ma a differenza del Leone, nel caso del polo ospedaliero fondato da Umberto Veronesi gli schieramenti in campo sono ben delineati. E vedono proprio il patron di Luxottica, insieme a UniCredit di Jean Pierre Mustier in contrapposizione con Mediobanca e gli storici soci dello Ieo, da Unipol a Mediolanum e Intesa Sanpaolo che hanno appena bocciato il maxi piano di sviluppo da 500 milioni che Del Vecchio aveva proposto ponendo come condizione la trasformazione dello Ieo in Fondazione. E che si incontreranno per il primo faccia a faccia in lunedì prossimo, quando è stato convocato il consiglio.

Lo stesso Mustier, insieme a un altro protagonista, sempre francese, come Vincent Bolloré, pur restando ai margini della partita che si sta svolgendo sulle Generali, ne sono osservatori attenti. Sono i primi due azionisti dello storico patto parasociale che ha governato Mediobanca e che, a fine settembre è stato disdettato proprio dal patron di Vivendi, storicamente protagonista attivo degli equilibri disegnati nella governance delle Generali.

Aggiornamento Radiocor del 25 ottobre:

Nuovi acquisti per Del Vecchio, compra azioni per 17,5 milioni
Delfin ha comprato ancora azioni di Generali. Il 23 ottobre, società di cui è presidente Leonardo Del Vecchio, ha acquistato sul mercato 655mila azioni del Leone di Trieste a un prezzo medio ponderato di 13,8653 euro, per un controvalore di oltre 9 milioni di euro e ieri, 24 ottobre, ha acquistato ulteriori 614mila azioni al prezzo medio ponderato di 13,8785 euro, per un controvalore di 8,5 milioni di euro (complessivamente lo 0,08% del capitale). Oggi Generali ha chiuso a Piazza Affari al prezzo di 14,045 euro (+2,15%). Giusto ieri Del Vecchio ha dichiarato che «quello in Generali è per Delfin un investimento finanziario a lungo termine, particolarmente interessante ai prezzi attuali e pertanto destinato a salire in maniera consistente». Dal 19 al 22 ottobre Delfin ha già acquistato complessivamente uno 0,1% di Assicurazioni Generali in varie operazioni salendo così a circa il 3,4% nel capitale. Il 23 ottobre, invece, la Fincal di Francesco Gaetano Caltagirone ha venduto strumenti finanziari legati a titoli Generali. Nel dettaglio ha ceduto 1,05 milioni di strumenti finanziari per 250mila euro al prezzo medio ponderato di 0,2395 euro e ulteriori 950mila al prezzo medio ponderato di 0,3282 euro per poco meno di 312mila euro.

© Riproduzione riservata