Rispetto all’Asia e all’America la crescita dei miliardari in Europa è decisamente più contenuta. I miliardari europei si attestano a quota 629 e rappresentano il 29% della popolazione di super paperoni nel mondo. Sono cresciuti del 7% rispetto al 2016. Però, grazie soprattutto all'apprezzamento della valuta, il loro patrimonio è cresciuto del 17% raggiungendo i 2,5 miliardi di dollari. Il 60% di questi individui sono self made man e dunque non hanno alle spalle generazioni di ricchezza.
E in Italia? Nel BelPaese rispetto al 2016 il volume di ricchezza dei miliardari è cresciuto del 12%, raggiungendo 170 miliardi di dollari. Ma in termini di individui, secondo lo studio Ubs-PwC, nel 2017 il numero totale dei super paperoni è cresciuto solo di un’unità: dai 42 ai 43. Anche in Italia una buona parte (il 47%) è rappresentato da self made man che oggi detengono il 54% della ricchezza complessiva di questo gruppo. Nel 2017 i tre settori di attività dei miliardari italiani sono stati soprattutto i beni di consumo/vendite al dettaglio, seguito dal settore industriale e da quello dei servizi finanziari.
«Stiamo assistendo a una nuova ondata di imprenditorialità a livello globale guidata da miliardari all'avanguardia nell'innovazione
- ha spiegato Paolo Federici, a capo di UBS Global Wealth Management in Italia. - Oltre a creare posti di lavoro e prosperità,
le loro iniziative hanno un impatto che va al di là dell’economia. Sta emergendo, infatti, una nuova generazione che vede
un'opportunità nelle principali sfide ambientali e sociali alle quali l'umanità deve far fronte». Come si legge nello studio
i miliardari asiatici sono giovani e incontenibili, trasformano continuamente le loro aziende, sviluppano nuovi modelli di
business ed entrano rapidamente in nuovi settori. «Si sono in gran parte fatti da sé - aggiunge Federici - e sono determinati
a sfruttare uno dei momenti migliori nella storia per la nuova imprenditorialità e a contribuire a un cambiamento positivo
della società».
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