Finanza & Mercati

Lo strano caso del rally del palladio: +30% in due mesi e record…

  • Abbonati
  • Accedi
prezzi e metalli

Lo strano caso del rally del palladio: +30% in due mesi e record storico

(Afp)
(Afp)

Tra guerre commerciali e timori per la crescita economica, il periodo non è dei migliori per il mercato dei metalli. Ma il palladio in meno di due mesi è rincarato di oltre il 30% salendo al record storico questa settimana, oltre 1.550 dollari l'oncia, un prezzo molto più alto di quello del platino (il differenziale è addirittura il più alto da 17 anni) e ormai vicino a quello dell'oro, che quota intorno a 1.230 dollari. Non è la prima volta che il palladio si rende protagonista di rally sorprendenti. Il mercato del resto è piuttosto sottile e ben si presta alle speculazioni, incoraggiate da un persistente deficit di offerta. Già l'anno scorso il metallo aveva registrato una delle migliori performance in assoluto ( tra le materie prime e non solo) guadagnando circa il 50% e mettendo a segno un sorpasso storico sul platino, che non si verificava dal 2001. Le quotazioni erano salite così tanto e così in fretta da sembrare vulnerabili. Ma dopo una fase di (relativa) correzione si sono rimesse a correre, con un vigore che stavolta lascia davvero perplessi.

Il palladio è infatti impiegato soprattutto nelle marmitte catalitiche. Ma dall'industria dell'auto stanno arrivando segnali tutt'altro che favorevoli.
Il mercato cinese - il più grande e quello che sembrava avere maggiori prospettive di sviluppo - sta bruscamente frenando: a settembre le immatricolazioni sono crollate del 12% secondo la China Association of Automobile Manufacturers, a 2 milioni di unità. È già il terzo mese consecutivo in calo e per l'intero 2018 potrebbe esserci la prima contrazione da circa trent'anni, vista la crescita anemica tra gennaio e settembre (+0,6%).

L’automotive non sta tirando nemmeno negli Usa, dove si stima che le vendite siano diminuite del 7% a settembre e possano concludere l'anno piatte, né tanto meno in Europa. Il mese scorso nella Ue le nuove immatricolazioni sono diminuite del 23,5% secondo l'Acea, anche se il crollo è in parte dovuto a nuove specifiche sulle emissioni dei veicoli, che hanno rallentato le consegne ai concessionari.

Il palladio, preferito per i catalizzatori dei veicoli a benzina e ibridi, ha delle chance in più rispetto al platino, che invece è maggiormente usato per i diesel. E le previsioni degli analisti restano buone. Citigroup prevede che il deficit di palladio durerà almeno fino al 2020, ampliandosi rispetto alle 481mila once di quest'anno e portando alle carenze più pronunciate dall'inizio del millennio. Sono comunque già sette anni che la produzione è inferiore ai consumi. Finora sono emerse scorte sufficienti ad evitare che si verificassero gravi difficoltà di approvvigionamento.

Il rally del palladio potrebbe essere stato alimentato da tensioni geopolitiche. Il maggior fornitore è la Russia, attraverso Norilsk Nickel e le scorte di Stato, che ormai si ritengono quasi esaurite. Gli Usa potrebbero presto colpire con nuove sanzioni e nei giorni scorsi Trump ha anche minacciato di abbandonare il trattato di non proliferazione delle armi nucleari.

Mosca sta intanto prendendo le distanze dal dollaro. E la stessa Norislk ha annunciato che sta creando una criptovaluta «asset backed», garantita dai metalli che produce (oltre al palladio, il platino, il nickel e il cobalto). Resta un altro fatto sconcertante. Con tutta questa speculazione di marca rialzista, non c'è stata una corsa agli Etf sul palladio. Al contrario, nelle ultime settimane c'è stata un'ondata di riscatti, che ha ridotto il patrimonio a meno di 25 tonnellate, il minimo dal 2009.

Il metallo uscito dai caveaux potrebbe essere andato a colmare carenze nell'industria dei catalizzatori. Ma forse si è solo trattato di un'altra speculazione: i lease rate (in pratica i tassi d'interesse per chi presta palladio) sono di nuovo molto appetibili.

© Riproduzione riservata