Le banche italiane superano il banco di prova degli stress test 2018. A quanto risulta al Sole 24Ore, Intesa Sanpaolo, UniCredit, Ubi e BancoBpm – le uniche quattro grandi banche italiane sottoposte all’esame congiunto Eba-Bce, i cui risultati saranno resi noti al mercato questa sera alle 18 - hanno registrato esiti positivi. I quattro istituti hanno riportato indici patrimoniali (Cet 1 ratio) superiori all’asticella “minima” del 5,5% nello scenario macroeconomico avverso, ritenuto più problematico, e ampi margini di sicurezza nello scenario di base.
Le attese del mercato
Va detto che ogni banca fa caso a sé, anche perché diverse sono le posizioni patrimoniali di partenza e i livelli di rischiosità degli attivi. Dunque, a cascata, i risultati saranno diversificati tra loro. Confermata la solidità patrimoniale di Intesa Sanpaolo, che risulterebbe una delle banche più resilienti nel confronto europeo. «Gli stress test non sono un problema per Intesa Sanpaolo», ha detto il ceo Carlo Messina nei giorni scorsi. Attese favorevoli per UniCredit e Ubi. Positiva anche BancoBpm, che tuttavia ai fini dei calcoli finali sarebbe stata penalizzata dalla decisione Bce di non considerare alcune eccezioni: l’Npe ratio, fermo a fine 2017 come per tutte le banche, non sarebbe stato depurato dalla cessione di 5,1 miliardi di Npl avvenuta lo scorso giugno tramite cartolarizzazione, mentre nella proiezione triennale dei costi sarebbero state mantenute alcune voci, considerate invece one-off dalla banca poiché legate alla fusione tra Bpm e Banco Popolare.
Oggi si vedranno i risultati nel dettaglio e sarà interessante confrontarli con i precedenti stress test e inquadrarli nel contesto europeo. Va detto che, in parallelo alla prova Eba-Bce sulle 4 banche citate (e di altri 44 istituti europei, 37 dei quali direttamente monitorati da Bce, pari a circa il 70% degli attivi europei), Francoforte ha condotto esercizi di stress test “paralleli” su altre 6 banche significative italiane, di cui sono state considerate le dimensioni minori e la ridotta complessità. In questo caso, non è prevista alcuna comunicazione dei risultati. Il campione italiano è formato da Bper, Mediobanca, PopSondrio, Iccrea e Credem, che a quanto risulta al Sole avrebbero superato le prove senza problemi. Solo Carige avrebbe registrato fragilità nello scenario avverso, con un Cet 1 ratio finito al di sotto del 5,5%. Si tratta di un esito ampiamente previsto dalla banca come dalla Bce, anche perché già emerso nelle interlocuzioni avvenute nel corso dei mesi scorsi. La richiesta della Bce della presentazione di un piano di conservazione del capitale entro fine novembre (è attesa l’emissione di un subordinato), come di un piano di azione entro fine anno per garantire i parametri di capitale complessivi, ne erano la diretta conseguenza.
I limiti degli stress test
Con i risultati di oggi arriva a traguardo un lungo processo iniziato a maggio scorso. Come noto, gli stress test condotti da Bce con l’Eba mettono alla prova la tenuta dei bilanci delle banche in due scenari, uno normale e uno avverso nel triennio al 2018-2020. Quello avverso, considerato il più severo di sempre, prevede per l’Italia un calo del Pil cumulato del 2,7%. Contestate dagli istituti per la loro scarsa sofisticazione, le prove sono statiche poiché si basano sulla fotografia dei bilanci scattata il primo gennaio 2018. Non considerano quindi le operazioni di pulizia degli attivi varate nel corso di quest’anno (si pensi, oltre a BancoBpm, al caso della maxi-cessione dei circa 10,8 miliardi di deteriorati di Intesa Sanpaolo a Intrum) mentre contemplano ai fini patrimoniali i maxi-accantonamenti varati con l’introduzione dell’Ifrs9.
Formalmente, non è prevista una soglia di capitale al di sotto della quale possa scattare una bocciatura. Ma d’altra parte il pavimento del 5,5% di Cet1 ratio nello scenario avverso è considerato una soglia di attenzione per tutti gli osservatori, Vigilanza inclusa. Ed è il valore d’allarme di fronte al quale possono scattare eventuali richieste che confluiranno nei processi Srep: in particolare nella cosiddetta guidance di secondo pilastro, il requisito prudenziale di capitale minimo che le banche sono chiamate a rispettare e che quest’anno verrà comunicato alle banche a inizio 2019.
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