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Tim, quarto ceo in 5 anni e 31 milioni spesi in buonuscite

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Servizio |dopo la sfiducia a genish

Tim, quarto ceo in 5 anni e 31 milioni spesi in buonuscite

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Quella di amministratore delegato di Telecom Italia è una poltrona che scotta. Il successore di Amos Ghenish, che oggi è stato sfiduciato dal board della società, sarà il quarto manager in cinque anni a ricoprire questa carica. Prima dell’israeliano, il cui mandato è durato dal 28 settembre del 2017 ad oggi, a guidare la compagnia telefonica era stato Flavio Cattaneo in carica dal 30 marzo 2016 al 28 luglio 2017. Prima ancora sulla poltrona era seduto Marco Patuano che ha ricoperto la carica di ad dal 13 aprile 2011 al 21 marzo 2016.

Questi continui avvicendamenti al vertice della società hanno avuto un costo piuttosto salato per la società. Stiamo parlando di almeno 31 milioni di euro considerata la buonuscita di Patuano (6 milioni) e il maxi-assegno staccato a Flavio Cattaneo che ha intascato una faraonica buonuscita da 25 milioni di euro (tenendo conto anche di stipendi e bonus Cattaneo ha preso circa 66mila euro al giorno per guidare Telecom). Il conto poi è destinato a salire dato che certamente Ghenish tratterà un congruo risarcimento per essersene andato dopo appena un anno e un mese e mezzo di mandato.

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Perché tutti questi ricambi al vertice? Molto è dipeso dall’avvicendarsi di nuovi azionisti nel capitale della società. Prima con l’ascesa dei francesi di Vivendi e infine con il fondo americano Elliot che quest’anno si è aggiudicato la contesa per il board assicurandosi la maggioranza in consiglio di amministrazione.

Poi c’è tutto il tema riguardante la strategia di sviluppo del gruppo in un business, quello della telefonia, in forte trasformazione. E infine i nodi mai sciolti legati alla privatizzazione della società. Uno su tutti il debito da 30 miliardi di euro eredità dell’Opa di Colaninno del 1999. Un fardello si fa sempre più duro da reggere quando i flussi di cassa si assottigliano (nel 2008 l’azienda incassava 8,2 miliardi l’anno oggi sono poco più di 5).

La società ha appena chiuso i conti del terzo trimestre con una perdita da 800 milioni legata alle maxi-svalutazioni (2 miliardi) sugli avviamenti. Una notizia che ha contribuito a portare il prezzo del titolo a quota 50 centesimi per azione. Nuovo minimo dal 2013

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