Gazprom ha completato la costruzione della prima linea sottomarina del gasdotto TurkStream, che le consentirà di soddisfare l’intero fabbisogno della Turchia aggirando l’Ucraina.
Il completamento dei lavori in terraferma sulla rete turca è previsto per il 2019 e a quel punto Ankara riceverà da Mosca 15,75 miliardi di metri cubi di gas in più all’anno, il 54% in più rispetto a oggi, rafforzandosi ulteriormente come primo mercato per il gas russo.
È prevista anche la realizzazione di una seconda linea della pipeline, di capacità identica, che dovrebbe raggiungere l’Unione europea nel 2020, forse proprio attraverso l’Italia.
Mosca non ha ancora scelto la rotta definitiva, ma tra le due ipotesi esaminate c’è proprio quella di puntare verso la Grecia e di lì verso il nostro Paese, eventualmente impiegando il Tap per la parte finale o rispolverando il vecchio progetto Poseidon di Edison, come aveva confermato un mese fa al Sole 24 Ore il ministro russo Alexander Novak.
L’alternativa è che il gasdotto raggiunga l’Austria, dopo aver attraversato i Balcani. In entrambi i casi Gazprom dovrà muoversi con prudenza, sia con la Commissione europea – con cui ha appena chiuso il contenzioso antitrust, assumendo una serie di impegni – sia con gli Stati Uniti, che a breve potrebbero decretare nuove sanzioni contro Mosca.
TurkStream «non è diretto contro gli interessi di nessuno», ha affermato il presidente russo Vladimir Putin alla cerimonia di inaugurazione con il suo omologo turco Tayyip Erdogan.
Ma anche quest’opera, come il raddoppio del Nord Stream, verso la Germania, appare a rischio sanzioni. «Nessuno può dirsi al sicuro», ha ammesso il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov.
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