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Banche, effetto spread: mutui e prestiti più cari a ottobre

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IL RAPPORTO ABI

Banche, effetto spread: mutui e prestiti più cari a ottobre

Il rialzo dello spread sui titoli di Stato inizia a produrre effetti concreti. A ottobre - registra l’Abi - risalgono i tassi sui nuovi finanziamenti mentre frena, pur rimanendo positiva, la crescita degli impieghi a famiglie e imprese.

Nel suo rapporto mensile l’Associazione segnala che il tasso medio sulle nuove operazioni per l'acquisto di abitazioni a ottobre è risalito all'1,87% dall'1,80% di settembre, mentre il tasso medio sui nuovi prestiti alle imprese è risalito all'1,6% dall'1,45% di settembre. «Per ora è solo un cambio di segno», commenta Gianfranco Torriero, direttore generale vicario dell'Abi, secondo il quale non si è in presenza di una brusca risalita e i prossimi mesi diranno se si è davanti a un definitivo cambiamento di rotta. I tassi sui nuovi finanziamenti alle imprese avevano registrato il minimo storico nel gennaio scorso (1,42%). Il tasso minimo record per i mutui casa risale invece al luglio scorso (1,79%).

Andamento dello spread Btp / Bund

In frenata, nello stesso mese, anche la crescita degli impieghi a famiglie e imprese, che pure mantiene il segno positivo a dimostrazione che il credit crunch legato al perdurante rialzo dello spread sui titoli sovrani per ora è solo un rischio e non un fenomeno misurabile. I dati stimati dall'Abi nel rapporto mensile mostrano un incremento annuo degli impieghi a famiglie e imprese dell'1,87% rispetto al +2,28% registrato a settembre sempre su base annua. L'Abi calcola negli impieghi anche quei finanziamenti cartolarizzati e quindi non più rilevati nei bilanci bancari. Se si considera invece il totale degli impieghi al settore privato e alla Pa, la stima dell'Abi per ottobre è di una crescita del 2,11% (1,89% a settembre) per uno stock complessivo di 1.731.782 milioni.

Il rapporto dell'Abi segnala anche una crescita più moderata della raccolta da clientela: le stime di ottobre indicano un aumento di 5,7 miliardi (+0,3% contro una variazione positiva dello 0,8% il mese precedente). Il totale della raccolta da clientela è pari a 1.718,8 miliardi. I depositi sono cresciuti del 3,5% per un ammontare pari a 49,2 miliardi e una consistenza complessiva di 1.473 miliardi. Prosegue invece il calo a due cifre della raccolta tramite obbligazioni: a ottobre è pari a 245 miliardi, più del 15% in meno rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Stabile il tasso medio della raccolta: a ottobre è stimato dall'Abi allo 0,69% dallo 0,7% del mese precedente.

Nel frattempo le banche italiane proseguono nella riduzione dei crediti in sofferenza, tendenza che si è accentuata negli ultimi due anni. L'Abi, nel rapporto mensile, indica sofferenze nette per 39,81 miliardi, in calo dai 40,49 miliardi segnalati in agosto. Secondo i calcoli degli economisti dell'associazione di Palazzo Altieri, le sofferenze nette in rapporto ai prestiti sono calate al 2,32%, stesso livello di luglio che rappresentava un minimo dal maggio del 2011. La riduzione, stima l'Abi, è di oltre 49 miliardi rispetto al livello massimo delle sofferenze nette raggiunto a novembre 2015. Le sofferenze nette rispetto a settembre 2017 sono diminuite di circa 25,8 miliardi.

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