L’Ocse taglia le stime sul Pil italiano e prevede un crescendo del disavanzo dei conti pubblici. «La ripresa ha perso slancio» e «l’aumento dell’incertezza e dei tassi d’interesse ridurrà la propensione di famiglie e imprese a consumi e investimenti, controbilanciando gli effetti espansivi del bilancio pubblico sull’attività», spiega l’Outlook economico semestrale dell’Organizzazione. L’aumento del Pil per il 2018 è rivisto all’1% (dall’1,2% indicato a settembre e 1,4% a maggio) e le stime puntano a +0,9% sia per il 2019 (in precedenza +1,1%), sia per il 2020.
Il capo desk Italia dell’Ocse: «La Manovra fa poco per la crescita e solo nel breve»
Il deficit dei conti pubblici si prospetta al 2,5% del Pil nel 2019 e al 2,8% nel 2020. Il debito pubblico, per l’effetto combinato della minore crescita, dei maggiori costi per interessi e dell’aumento del deficit, invece di scendere si dovrebbe “stabilizzare su alti livelli”: 130,5% quest’anno e 129,9% nel 2019-2020. Le stime Ocse sul Pil sono inferiori a quelle del Governo (+1,5% nel 2019 e +1,6% nel 2020 ) e, di converso, il deficit è più elevato delle indicazioni governative (2,4% e 2,1%).
Diversa è anche la ricetta che l’Ocse suggerisce per il Paese, evidenziando le criticità delle principali misure previste dalla manovra che fanno aumentare il disavanzo e non sostengono
il Pil se non in misura modesta. «Per rilanciare la crescita e ridurre le disparità servono politiche fiscali prudenti e riforme
strutturali», indica il rapporto, sottolineando che «le politiche devono assicurare che la spesa sociale sia sostenibile,
efficace e equa tra generazioni». Tra le raccomandazioni, un taglio permanente ai contributi previdenziali, che incoraggerebbe
le imprese ad assumere e una maggiore efficienza della Pa. Inoltre, «il ruolo e il potere dell’autorità anti-corruzione, Anac,
dovrebbe essere protetto».
La legge di bilancio, scrive l’Ocse, «giustamente mira ad aiutare i poveri ma, data la sua composizione, i benefici per la crescita saranno modesti, soprattutto nel medio termine». Per garantire l’efficacia del reddito di cittadinanza e contenere i costi «il Governo deve accelerare le riforme che aiutano la ricerca di occupazione e i programmi di formazione, come pure le politiche di inclusione sociale». Secondo il rapporto, la strada da seguire dovrebbe essere un’altra: «risultati migliori e più rapidi sarebbero raggiunti» se si partisse piuttosto dal lavoro già fatto a livello degli enti locali nel contesto del Reddito di inclusione. Senza una politica fiscale sostenibile, inoltre, lo spazio di manovra per fornire aiuto ai poveri inevitabilmente si ridurrà. L’abbassamento dell’età di pensionamento peggiorerà le disparità tra generazioni, aumentando la già elevata spesa per le pensioni e abbassando la crescita nel lungo termine, perché si ridurrà la popolazione in età lavorativa.
L’impatto dell’aumento della tassazione sulle imprese (0,1% del Pil) sarà maggiore rispetto al «limitato ampliamento del regime semplificato (flat tax) per gli autonomi e le micro-imprese». Tra le raccomandazioni dell’Ocse anche le riforme a favore della concorrenza e la digitalizzazione della Pa, la cui maggiore efficienza permetterebbe anche di accelerare i progetti infrastrutturali. La semplificazione del codice degli appalti potrebbe accelerare gli investimenti pubblici, ma non deve indebolire le misure contro la corruzione.
Secondo l’Outlook, i consumi privati in Italia rallenteranno (+0,8% quest’anno e +0,7% nei due successivi) riflettendo anche la minore crescita dell’occupazione e l’aumento dell’inflazione.
Tireranno il freno anche gli investimenti delle aziende, a fronte di una minore dinamica della domanda sia domestica, sia
estera. L’export netto è atteso a -0,4% quest’anno, -0,1% il prossimo e stabile nel 2020. La domanda interna complessiva è
vista in aumento dell’1,4% quest’anno e poi in rallentamento a +1,1% e +1 per cento. La disoccupazione dovrebbe comunque essere
in discesa dal 10,4% del 2018 al 9,7% del 2019 e al successivo 9,6%. L’inflazione rialzerà la testa: 1,3% quest’anno, seguito
da +1,6% e +1,4%.
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Banche, incertezza politica ha depresso fiducia in istituti italiani
L’incertezza della politica ha portato a massicce vendite sui bond sovrani dell’Italia e ha depresso la fiducia nelle banche
italiane. Lo sottolinea l’Ocse in un box dedicato alle “vulnerabilità delle banche italiane”, nell’Outlook economico semestrale.
Le nuove turbolenze sui mercati, che hanno causato un calo del 35% delle quotazioni dei titoli bancari da metà aprile, giungono
peraltro – rileva il rapporto - in un momento in cui la solidità degli istituti della Penisola è migliorata in termini di
ratio di capitale, riduzione degli Npl, governance e redditività. Se persisteranno le tensioni sul debito sovrano, questo
tuttavia peserà sulle banche, incidendo negativamente su credito e crescita. Una maggiore incertezza sull’economia italiana,
inoltre, potrebbe rallentare la cessione di Npl e aumentare il rischio di credito, rafforzando il circolo vizioso tra l’economia
reale e le banche. Tra maggio 2020 e marzo 2021, ricorda l’Ocse, le banche italiane dovranno rimborsare 240 miliardi di prestiti
Tltro, pari a circa il 7% delle loro attuali passività e questo potrebbe portare a maggiori costi di rifinanziamento. L’Ocse,
nel capitolo dedicato all’Italia, rileva che le banche sistemiche sono ben capitalizzate, ma che la quota di debito sovrano
detenuta dagli istituti è salita dal 9% al 10% del totale degli attivi, il che rende ancora più stretto il legame tra lo stato
delle finanze pubbliche e la salute delle banche.
La politica monetaria dell’area euro dovrebbe restare accomodante, ma il grado di “accomodation” dovrebbe essere ridotto gradualmente. Nella parte finale del 2019 la Bce dovrebbe iniziare
ad aumentare il tasso sui depositi dall’attuale valore negativo e portarlo almeno allo 0,2% entro la fine del 2020.
Crescita globale più lenta, si accumulano i rischi
L’Ocse dà una nuova sforbiciata alle previsioni di crescita mondiale che, dopo avere raggiunto il suo apice nel 2018, rallenterà
nei prossimi due anni, mentre “si accumulano nubi all'orizzonte”. Dal 3,7% atteso per quest'anno, la crescita del pianeta
dovrebbe assestarsi al 3,5% nel 2019, contro il 3,7% previsto a settembre, già ritoccato all'ingiù rispetto a maggio (quando
si puntava al +3,9%) e al 3,5% dovrebbe restare anche nel 2020. Tra i molteplici indizi che puntano a una frenata globale,
sia pure da livelli robusti, l’Ocse annovera anche l'indebolimento delle commesse industriali, sia nei paesi avanzati che
negli emergenti, la crescita degli investimenti minore del previsto e il calo della fiducia, così come suggeriscono una moderazione
della crescita l’andamento della produzione industriale e delle vendite al dettaglio.
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