Come previsto, la Commissione europea ha bocciato la manovra del governo italiano per il 2019. Ma cosa accadrà ora? La decisione di oggi è il primo passo verso l’apertura di una procedura per debito eccessivo nei confronti del governo italiano. L’Ue ha ribadito quanto scritto il 23 ottobre: la manovra contiene una deviazione dagli impegni «particolarmente grave», si basa su «ipotesi ottimistiche di crescita», mette a rischio «una riduzione adeguata del debito», che resta una «grande vulnerabilità». Motivazioni che hanno portato Bruxelles a preparare anche l'ormai noto «Rapporto sul debito», chiamato 126.3 dall'articolo del Trattato che lo descrive.
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Il rapporto sul debito
Nel documento la Commissione chiarisce perché non è convinta dalle ragioni («fattori rilevanti») che l'Italia ha indicato
per spiegare l'andamento dei conti. Certifica anche che l'Italia viola la regola del debito e avverte che la procedura non
è più rinviabile. Per questo è quindi considerato il primo passo formale per l'apertura della procedura di infrazione.
Sanzioni solo come extrema ratio
Il condizionale è d'obbligo. Non solo perché ogni tappa deve essere validata anche dall'Ecofin, ma anche perché non è un percorso
lineare quello che porta alle sanzioni. Anzi, multe e quant'altro (ad esempio il blocco dei fondi strutturali) sono l'ultimo
passo in assoluto e potrebbero non verificarsi mai, come accaduto con Spagna e Portogallo: quando non rispettarono il rientro
dal deficit, la Commissione impiegò mesi per raccomandare la multa, ma nel frattempo i due Governi trovarono un accordo con
la Ue e la procedura decadde.
Anche l'Italia potrebbe quindi negoziare per mesi e non arrivare mai alle sanzioni.
Procedura vera e propria da gennaio
In ogni caso, l'eventuale lancio vero e proprio della procedura Ue è improbabile che avvenga prima di gennaio, ovvero prima
che la manovra venga approvata dal Parlamento. Ma dopo le feste, se la Commissione aprisse l’iter e l’Ecofin del 22 gennaio
lo confermasse, il rischio più immediato previsto dalle regole sarebbe un altro: la richiesta di una manovra correttiva da
fare in 3-6 mesi. E solo dopo scatterebbero le sanzioni pecuniarie che possono andare dallo 0,2% allo 0,5% del Pil.
Sempre che nel frattempo lo spread non raggiunga livelli tali da rendere necessari interventi pesanti e immediati.
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