L’Italia fa qualche progresso nelle pari opportunità, ma resta il fanalino di coda tra i maggiori Paesi avanzati. Il ‘Global Gender Gap Report’ del World Economic Forum ripropone le storiche debolezze del nostro Paese nel divario tra donne e uomini, ma piccoli passi avanti nella situazione lavorativa e la maggiore presenza femminile nel potere politico e governativo permettono alla Penisola di risalire la classifica, arrivando al 70esimo posto su 149 Paesi dall’82esimo del 2017. L’Italia è preceduta da Honduras e Montenegro e a sua volta precede Tanzania e Capo Verde.
È quart’ultima in Europa Occidentale, con una performance superiore solo a quella di Grecia, Malta e Cipro ed è ultima se si considerano i big del mondo industrializzato. In generale, nel 2018 – sottolinea il rapporto – nel mondo è ridotto un po' il divario di opportunità che pesa sulle donne, dopo il peggioramento del 2017. L’indice globale sul ‘gender gap’ è pari al 68%, nel senso che per arrivare alla completa parità bisogna percorrere un altro
32% del cammino, ma i progressi sono molto lenti. Al ritmo attuale ci vorranno letteralmente secoli prima di colmare la differenza. Per arrivare alla parità di genere nella politica, nella salute e nell’istruzione a livello globale serviranno 108 anni e addirittura 202 anni saranno necessari per chiudere il ‘gender gap’ sul posto di lavoro. Al primo posto della graduatoria, giunta alla 13esima edizione, si conferma l’Islanda, che ha colmato il divario di genere per l'85%, davanti al terzetto nordico formato da Norvegia, Svezia e Finlandia. Seguono - e non deve sorprendere perché la classifica misura il ‘gap’ all’interno di ogni singolo Paese e non la loro ricchezza – Nicaragua e Rwanda, che precedono Nuova Zelanda, Filippine, Irlanda e Namibia. La Francia è 12esima, davanti a Danimarca, Germania (che perde 2 posizioni), Regno Unito e Canada. La Svizzera è 20esima e gli Stati Uniti, 51esimi, sono preceduti anche dal Messico e superano di poco il Perù. Tra i principali Paesi emergenti, la Russia è 75esima, il Brasile 95esimo, la Cina 103esima e l’India 108esima. La maglia nera assoluta va allo Yemen, preceduto da Pakistan, Iraq e Siria. L’Europa occidentale è al primo posto come regione per le pari opportunità, mentre all’ultimo posto ci sono Medio Oriente e Nord-Africa. Rispetto allo scorso anno l’Italia ha chiuso il 'gender gap' al 70% dal 69%. La Penisola va un po’ meglio nelle opportunità economiche e lavorative, pur restando a fondo classifica in questo sub-indice (118esima con un gap chiuso solo al 59% contro, ad esempio, il 79% dell'Islanda o l'80% dei Paesi scandinavi), perché è aumentata la partecipazione delle donne alla forza lavoro e si sono ridotte le disparità di reddito, che sono comunque molto ampie (28.834 dollari a parità di potere d’acquisto per le donne contro i 50.584 dollari per gli uomini). Vanno decisamente meglio le opportunità nel potere politico, dove l’Italia sale al 38esimo posto grazie al numero di donne in Parlamento e in posizioni ministeriali. Per la salute e sopravvivenza la Penisola è al 116esimo posto (ma qui il gap tra i sessi è chiuso al 96%) ed è 61esima per il divario nell’istruzione (anche in questo caso con la differenza ridotta al minimo). Dove resta molto da fare, in campo lavorativo, è la scarsa partecipazione femminile al settore dell’intelligenza artificiale: sulla base dei dati Linkedin solo il 28% della forza lavoro è composta da donne. Lo spazio da recuperare è quindi molto più ampio che in altri settori.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)
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