«Per l'Italia vediamo una crescita più lenta nel 2019, al ritmo dello 0,7%, con consumi stabili ma prospettive più basse, soprattutto rispetto agli altri paesi europei, per quanto riguarda gli investimenti». Lo ha detto il capoeconomista per l'Europa di S&P, Sylvain Broyer, secondo cui le stime ufficiali del governo per l'anno in corso (+1%) sono «ottimistiche». Per l'economia italiana rimane comunque un trend di crescita, ha detto, pur nel contesto di un rallentamento per l'intera congiuntura europea a causa di fattori che si ritiene siamo principalmente di natura temporanea come la frenata del comparto auto dopo l'introduzione dei nuovi test per rilevare i gas di scarico.
Nel 2020 il pil italiano dovrebbe riaccelerare allo 0,9% mentre la previsione per il pil dell'eurozona è di +1,6% sia quest'anno che il prossimo. «Usando una metafora - ha detto Broyer - non sta arrivando l'inverno ma l'autunno, cioè una fase discendente del ciclo ma siamo ancora lontani, nello scenario base, da una recessione e anche da una stagnazione a meno che i fattori temporanei che hanno pesato sulla produzione nei mesi scorsi si rivelino permanenti». L'economia dell'Eurozona, ha aggiunto Broyer, è avviata verso un anno di crescita più bassa e normalizzata in cui continuerà a beneficiare della politica della Bce che resterà fortemente accomodante. Il capoeconomista vede un aumento dei tassi sui depositi overnight (ora a -0,40%) a settembre (probabilmente a zero) mentre il primo aumento dei tassi principali dovrebbe arrivare a dicembre con un intervento di 25 punti base.
Recupero banche Italia proseguirà in 2019 ma improbabile M&A
«La crescita pur più lenta dell'economia italiana prevista per il 2019 allo 0,7% continuerà a fornire supporto al recupero
del settore bancario e alla qualità complessiva del credito». E' quanto ha detto Mirko Sanna, director di S&P per le Istituzioni
finanziarie, presentando oggi a Milano l'outlook per il comparto nell'anno in corso. «Lo sforzo delle banche per continuare
a migliorare la qualità degli asset dipende da una continua crescita economica - ha detto Sanna - e su questo fronte rimane
ancora molto da fare ad esempio per gli Npl che pur alla luce dei sensibili miglioramenti registrati rimangono ancora su valori
doppi rispetto alla media europea che è al 5%. Crediamo che a livello di sistema debbano ancora scendere di 40 miliardi nell'arco
dei prossimi 18 mesi al 10%.
Il mercato degli Npl probabilmente sarà meno dinamico che nel 2018 ma le Gaacs continueranno a svolgere un ruolo importante». Sanna ha sottolineato come la maggior parte delle banche italiane hanno migliorato in maniera costante i loro fondamentali e questo vale anche per le banche passate attraverso autentiche bufere come Mps. Alla domanda se siano prevedibili nuove importanti operazioni di M&A nel comparto, Sanna ha spiegato che le condizioni non sono favorevoli a questo scenario per l'aumento dei costi di funding e per la situazione economica e in particolare appaiono improbabili acquisti di attività all'estero.
"Hard" Brexit porterebbe a crisi regionale, non sistemica
Lo scenario di una hard Brexit, cioè di un'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea senza un accordo, porterebbe con ogni
probabilità a una crisi «regionale, non sistemica».
E' quanto ha detto il capoeconomista per l'Europa di S&P Sylvain Broyer durante una conferenza stampa. «In uno scenario del genere le conseguenze sarebbero pesanti sia ovviamente per l'economia britannica - ha detto - che per la cintura di paesi che si trovano nella prossimità dell'Inghilterra. Nel complesso lo scenario più plausibile sarebbe quello di una crisi regionale e non sistemica». Domani la Camera del Comuni voterà sul testo dell'accordo negoziato dal primo ministro Theresa May con Bruxelles. Una bocciatura appare quasi inevitabile e si fanno sempre più insistenti le voci secondo cui si potrebbe andare verso la possibilità di uno slittamento dei tempi per l'uscita dell'Inghilterra dalla Ue prevista il 29 marzo.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)
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