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Ombre sui vertici di Santander e Ubs. Il mistero dei 50 milioni a Orcel

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Ombre sui vertici di Santander e Ubs. Il mistero dei 50 milioni a Orcel

Andrea Orcel (Reuters)
Andrea Orcel (Reuters)

Avrebbe avuto senso pagare 50 milioni di euro per aggiudicarsi le prestazioni di un banchiere, che poi avrebbe percepito anche uno stipendio annuale milionario? Al Santander hanno deciso in extremis che non fosse il caso e così, pochi giorni fa, è saltato l’ingaggio da Ubs di Andrea Orcel, paragonato nella business community al Cristiano Ronaldo dei banchieri. Se il grande colpo del mercato “bancario” di gennaio è sfumato, la fallita trattativa pare destinata ad avere in futuro conseguenze - che già si colgono nei commenti riservati di alcuni grandi investitori - sia dal punto di vista reputazionale sia di efficacia della governance per Santander e Ubs. Accanto alle critiche all’esoso Orcel (ma quanti avrebbero rinunciato a 50 milioni?), l’interesse del mercato è sui destini futuri di due colossi bancari come Santander e Ubs che in Borsa capitalizzano, rispettivamente, 67 miliardi di euro e 51 miliardi di franchi svizzeri.

Partiamo da Santander e ricapitoliamo la sequenza del caso Orcel. A settembre del 2018, la banca spagnola presieduta da Anna Botin ha annunciato l’arrivo di Orcel come ceo a partire da inizio 2019. Avrebbe dovuto sostituire Josè Antonio Alvarez, che sarebbe rimasto come numero tre del gruppo per guidare le attività in Spagna. Nel frattempo a Londra Orcel aveva iniziato a mettere a punto il nuovo piano industriale incontrando, secondo indiscrezioni raccolte da Il Sole 24Ore, alcuni manager di prima linea del Santander. A inizio gennaio, poi, la rottura imprevista. Possibile che Orcel e i suoi legali, si fa notare nell’ambiente degli investment bankers, abbiano accettato una proposta senza una lettera firmata da Ana Botin? Il re dei deal-maker ha sbagliato proprio il deal che lo riguarda personalmente? Se il “papello” esiste, qualcosa non ha funzionato tra la Botin e il board del Santander che pochi giorni fa ha fatto retromarcia. E questa lacuna nella governance può far pensare agli investitori che il dominio dei Botin sul Santander sia meno solido di un tempo. È certo che aver richiamato d’urgenza al vertice il ceo che fino a pochi giorni prima si voleva sostituire, non rafforza la credibilità del vertice agli occhi degli investitori. E alla prossima assemblea degli azionisti che si terrà in primavera ci sarà chi ne chiederà conto.

L’affare Orcel ha complicato anche le dinamiche interne a Ubs. C’è chi sostiene che all’annuncio dell’ingaggio, Orcel abbia garantito agli spagnoli che sarebbe riuscito a farsi pagare da Ubs il “delayed bonus” da 50 milioni cui aveva diritto. E che poi il gruppo svizzero si sia rifiutato, facendo valere la regola che il bonus non viene pagato se un manager passa a una banca concorrente. Da qui la polemica se Ubs, che opera soprattutto nella gestione di patrimoni e nell’investment banking, sia o meno diretto concorrente di una banca commerciale e retail come Santander. Disputa che potrebbe avere anche strascichi legali, ma che intanto ha provocato una gelata nei rapporti di business tra i due istituti (basti pensare che solo come fornitura di prodotti Ubs incassa da Santander alcune decine di milioni all’anno in commissioni).

“Il 55enne banchiere d'affari romano, cultore della riservatezza, non parla. Chi lo conosce, lo ha sentito amareggiato per l’esito e il clamore di una vicenda che, evidentemente, è sfuggita di mano”

 

Anche visto dal lato Ubs, dunque, il caso Orcel ha evidenziato più di un problema di governance. Tanto che poche settimane dopo l’annuncio dell’uscita del banchiere, fino ad allora di fatto il numero tre del gruppo, il presidente Axel Weber ha annunciato a sorpresa di avviare l’iter di successione sia per la presidenza che per il ruolo di ceo ricoperto da Sergio Ermotti. Si guarda all’esterno, con indiscrezioni che parlano del possibile arrivo da BofA-Merrill Lynch di Christian Meissner, ma risulta evidente l’assenza di un “succession plan” interno predefinito. Fosse una banca dell’eurozona, avrebbe disatteso le regole della Vigilanza Bce. Ma anche in questo caso è più che prevedibile che saranno gli investitori a chiedere conto in assemblea delle recenti scelte del board.

E Orcel? Il 55enne banchiere d'affari romano, cultore della riservatezza, non parla. Chi lo conosce, lo ha sentito amareggiato per l’esito e il clamore di una vicenda che, evidentemente, è sfuggita di mano. Tutti giustamente si concentrano sui 50 milioni di bonus cui Orcel non ha voluto rinunciare. Pare che Santander, pur di ingaggiare il banchiere, fosse disponibile a pagare metà del bonus lasciando il resto a Ubs. Se non è stato possibile arrivare a un compromesso, è anche per il deterioramento dei rapporti tra Orcel e i vertici di Ubs. Trattandosi del banchiere d’affari più pagato d’Europa negli ultimi venti anni, nella City di Londra il partito dei detrattori è in questi giorni maggioritario. Tanto che sul Financial Times si è arrivati a ironizzare sullo storico rapporto di Orcel col defunto Emilio Botin, padre della presidente del Santander: «Botin lo considerava il figlio che non ha mai avuto, ora si rivolterà nella tomba».

Si vedrà nei prossimi mesi come Orcel riemergerà dalla temporanea uscita di scena. È certo che con uno come lui nel ruolo di disoccupato di lusso, i ceo di alcune grandi banche europee in difficoltà staranno più scomodi sulla loro poltrona.

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