A distanza di tre mesi dalla scomparsa di Gilberto Benetton e in vista di scadenze importanti, Edizione si trova a un bivio sia sul piano industriale sia sul fronte della governance. Dal punto di vista strategico per la holding è centrale scegliere se proseguire il percorso di sviluppo in “solitaria” oppure se optare per un modello diverso che ricalchi la struttura di Exor, dunque con la quotazione in Borsa, o quella della holding di casa Gavio che ha aperto il capitale a un socio finanziario forte come il fondo di private equity Ardian.
La priorità oggi però resta l'assetto di comando. Un tassello che una volta sistemato a cascata definirà anche la strategia futura della finanziaria di Ponzano Veneto.
Assenza di un successore
Sebbene il piano di successione fosse stato definito nei dettagli con la creazione di un equilibrio perfetto tra i quattro
rami della famiglia Benetton, la mancata individuazione di una figura di sintesi nel post Gilberto ha creato un meccanismo
collegiale che si sta rivelando più complesso del previsto. Qualche evidenza è già emersa con il passaggio, più formale che
sostanziale, degli eredi di Gilberto Benetton nel board di Edizione. La figlia Sabrina ha fatto ingresso nel cda solo di recente
e dopo un lungo confronto con gli altri esponenti della dinastia sull'opportunità di cedere il posto al marito Ermanno Boffa,
stimato commercialista di Treviso. L'assenza di unanimità (sono necessari almeno tre voti favorevoli su quattro) ha impedito
la staffetta interna o perlomeno ha rinviato il passaggio di consegne a tempi più maturi. Mettendo in luce la necessità di
indicare un manager o un rappresentante della famiglia attorno a cui poter realizzare il consenso.
Secondo quanto è stato possibile ricostruire, si stanno valutando diversi scenari. Una parte della dinastia vedrebbe in Luciano il leader naturale, perché fondatore del gruppo assieme ai fratelli Gilberto, Carlo e Giuliana e perché sulla scena internazionale da tempo. Ma questa opzione non ha incontrato fino ad ora il consenso necessario. D'altro canto, è pur vero che in un'ottica di lungo periodo appare opportuno guardare anche alle competenze della seconda generazione. In questo caso, il figlio di Luciano, Alessandro, sembra avere le carte in regola. E per diverse ragioni: il percorso di studi, le esperienze professionali, la creazione di una avventura imprenditoriale di successo (il fondo di private equity 21 Invest). Una sua eventuale leadership in Edizione, però, non è pienamente riconosciuta. Si fa notare, inoltre, come esistano anche altri profili. È il caso di Franca Bertagnin Benetton, figlia di Giuliana, laureata alla Boston University con un Master in business administration ad Harvard, da sempre è impegnata in azienda per capirne i meccanismi e le possibili evoluzioni.
Nel ramo di Gilberto sarebbe Boffa la mente più finanziaria ma il Dna diverso lo tiene lontano dai giochi. In questo quadro se la famiglia non trovasse l'intesa su una guida condivisa, come è avvenuto invece in casa Agnelli con la designazione di John Elkann, l'alternativa sarebbe valutare un manager che raccolga la fiducia di tutti i rappresentanti. Nell'attuale assetto, che vede Marco Patuano ceo e Fabio Cerchiai alla presidenza, alcuni esponenti della dinastia rileverebbero delle criticità. Che al contrario, secondo alcune fonti, sarebbero superate se al vertice salisse una figura terza esterna.
Il modello da seguire
Se la scelta della prima linea dovrà essere rapida, nel medio lungo periodo si pone un tema di carattere più strategico. Nel
tempo Edizione ha assunto le forme di una holding sempre più ricca con partecipazioni che spaziano dallo storico business
dell'abbigliamento, alla ristorazione (Autogrill) fino alle grandi infrastrutture (Atlantia-Abertis e Cellnex). A ciò si somma
un patrimonio immobiliare che vale secondo alcune stime 2 miliardi di euro, concentrato in Edizione Properties, e un pacchetto
di partecipazioni finanziarie dove spicca il 3% nelle Generali. Il tutto per un net asset value (valore netto delle partecipazioni)
che supera i 10 miliardi (erano 12,4 miliardi a giugno, prima della tragedia del Ponte Morandi).
Un patrimonio rilevante rispetto al quale appare fondamentale delineare prima il destino di Edizione e poi quello delle singole partecipate. Riguardo a Edizione si tratta di capire che forma la famiglia intende dare alla holding: il modello Exor, ossia una finanziaria quotata e facilmente liquidabile dai singoli rami famigliari, potrebbe essere una soluzione. L'alternativa è cercare un partner finanziario importante che ne accompagni la crescita. La scelta che verrà compiuta a monte della catena condizionerà il destino delle controllate riguardo alle quali, però, già esistono differenti alternative di sviluppo.
Gli asset chiave
Atlantia ha già ben definito il piano di espansione: deve diventare il primo gruppo infrastrutturale al mondo e l'operazione
Abertis le ha permesso di compiere un primo significativo passo avanti in questa direzione. Altre opportunità sono già però
sul tavolo: l'aeroporto di Parigi, per esempio, per il quale da tempo si ragiona su un percorso di privatizzazione che potrebbe
vedere in gara anche la compagnia italiana. Allo stesso modo, il dossier Autostrade per l'Italia è un tema che va gestito. Le
tensioni con il Governo italiano sono ancora alte e il cambio al vertice con l'ascesa di Roberto Tomasi come ceo potrebbe
non bastare. Ecco perché pare sempre più plausibile l'ipotesi di una discesa di Atlantia nel capitale di Aspi secondo uno
schema che veda la holding socio forte ma con una quota meno rilevante. Autogrill e gli immobili sono le altre due questioni
da definire strategicamente e molto dipenderà anche dal rinnovo delle cariche in agenda. A marzo infatti scadranno i consigli
di amministrazione di Edizione e di tutte le controllate. Sarà un test chiave per la famiglia e più in generale per capire
in che direzione la dinastia vorrà muoversi.
© Riproduzione riservata