Parte ufficialmente la quotazione di Nexi, il leader dei pagamenti nato dall'Istituto Centrale delle Banche Popolari (Icbpi)
e da CartaSì e posseduto da un consorzio di private equity: Bain Capital, Advent e Clessidra. Sono infatti state scelte in
queste ore le banche del consorzio: sarebbero secondo i rumors Banca Imi, Bofa Merrill Lynch, Credit Suisse, Mediobanca e
Goldman Sachs.
L'operazione di sbarco a Piazza Affari, se andrà in porto, potrebbe essere la maggiore del 2019 oltre che degli ultimi anni:
la società, secondo alcune stime, potrebbe valere circa 7,5 miliardi di euro. L'Ipo di Nexi, a differenza di altre dell'ultimo
periodo, ha due caratteristiche importanti: opera in un settore ad alta crescita come il fintech e grazie alle dimensioni
potrebbe piacere agli istituzionali esteri. Lo sbarco è previsto entro aprile.
Al lavoro sul dossier come advisor c'è già la banca d'affari statunitense Evercore, in qualità di advisor finanziario. La banca d'affari americana ha infatti competenze specifiche sul settore fintech. Nel suo team è presente il banchiere Waleed El-Amir, con un lungo passato in Unicredit. Waleed El-Amir è un grande esperto di fintech e nel team lavorerà anche Jim Birle, pure lui esperto del settore.
Nexi è guidata dall'amministratore delegato Paolo Bertoluzzo, ex manager di Vodafone. È una società con importanti numeri di crescita. Inoltre opera anche a valle di tutta la catena dei pagamenti fintech: come l'installazione dei dispositivi nei negozi. Il gruppo Nexi, dopo il riassetto che ha permesso di includere anche Mercury Payment Services (già Setefi Payment Services) nel 2017 ha avuto ricavi per 855,9 milioni e l'Ebitda a 303,9 milioni . Ma quest'ultimo valore, in vista dell'Ipo, toccherà i 500 milioni.
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