Si è concluso nel tardo pomeriggi il primo confronto ufficiale tra l’amministratore delegato di Tim, Luigi Gubitosi, e Elisabetta Ripa, ad di Open Fiber, iniziato a Roma presso la sede di Corso d’Italia di Tim.
Con questo appuntamento si procede dunque sulla via del dialogo tra i due operatori leader nell’infrastruttura di rete in
fibra ottica italiana. Anche se Open Fiber ha chiarito più volte che, dal canto suo, si guarda soprattutto allo sviluppo degli
accordi commerciali e che delle altre ipotesi ne discuteranno gli azionisti, è chiaro che la partita che si gioca, anche in
vista della messa a punto del piano industriale di Telecom il 21 febbraio, ha sullo sfondo la possibilità di un progetto di
fusione tra la rete di Telecom e Open Fiber. Ipotesi caldeggiata dal governo e che piace anche al socio di Tim che esprime
la maggioranza in cda: cioè il fondo americano Elliott. Un portavoce di Tim, proprio mentre è in corso il confronto Gubitosi-Ripa,
ha voluto sottolineare il carattere interlocutorio del faccia a faccia tra i due amministratori delegati: «È in corso
un primo incontro organizzativo per esplorare possibili sinergie e collaborazioni tra Tim e Open Fiber. Obiettivo di questo
primo incontro è quello di identificare i team che lavoreranno insieme e fissare un'agenda».
Lo scorporo della rete Tim già nel piano Rovati del 2006
Non è certo la prima volta che c’è sul tavolo la questione dello scorporo, tra la volontà dei vari governi di riappropriarsi
dell’infrastruttura strategica e la necessità di Telecom di non disfarsi del proprio asset più pregiato valutato circa 15
miliardi. All’inizio fu il piano Rovati che aveva al centro lo scorporo del network di Telecom. Negli anni, si sono susseguiti
svariati studi, tentativi, confronti sulla possibilità di separare la rete di Tim. A partire dal piano Caio che suggeriva,
tra le opzioni per lo sviluppo della banda larga, proprio quella di scorporare la rete. Successivamente il tavolo Romani voleva
mettere d’accordo Telecom e operatori alternativi sugli investimenti in Ngn, cioè nella rete di nuova generazione. Tutti i
progetti che non sono alla fine decollati. Il governo Renzi, dal canto suo, ha varato il Bul, il piano nazionale per la banda
ultra larga. Poco dopo la sfida sulla società della fibra Metroweb, contesa tra Telecom ed Enel, si è conclusa con la vittoria del gruppo elettrico. È nata dunque Open Fiber, società posseduta pariteticamente da Enel
e Cdp, e oggi concorrente di Tim.
Dossier rete nella diatriba Elliott-Vivendi e apertura Gubitosi su Open Fiber
Il futuro della rete di Telecom ha avuto un ruolo da protagonista anche nella contesa, ancora in corso, tra i due principali
soci del gruppo: Vivendi (che ha circa il 24%) ed Elliott (con il 9,4). L’ex amministratore delegato di Tim, Amos Genish,
espressione del gruppo francese, poi confermato, inizialmente, anche da Elliott, ha proposto a marzo scorso all’Agcom una separazione funzionale, e non proprietaria della rete. L’Autorità, di recente, non ha concesso a fronte di questa proposta
il dividendo regolatorio che si aspettava Telecom. Ora con il nuovo amministratore delegato Luigi Gubitosi, che ha aperto
alla possibilità di una rete unica, è probabile che la proposta venga ritirata o modificata. E l’iter potrebbe ripartire daccapo.
Peraltro l’altro socio di Tim, Elliott, fin dalla sua entrata in campo ha fatto sapere, nel suo piano TrasformingTim, che
il progetto è quello di separare la rete di Telecom per poi guardare al matrimonio con Open Fiber.
Il ruolo del governo e di Cdp
Al confronto di oggi in Telecom Italia non è presente la Cdp, azionista con meno del 5% di Telecom Italia, e proprietaria
del 50% di Open Fiber. La Cdp potrebbe essere ago della bilancia nel prossimo duello nell’assemblea del 29 marzo tra Elliott
e Vivendi e, soprattutto, avere un ruolo da protagonista qualora prendesse piede il progetto di fusione delle due reti. Un
progetto in vista del quale il governo ha predisposto, attraverso un emendamento, incentivi in caso di fusione delle reti:
si tratta del meccanismo della Rab che si applica, come avviene nei settori dell’energia e delle autostrade, in caso di monopolio.
Anche su questo, se cioè si possa parlare di monopolio in presenza di altri pezzi di rete in fibra che non confluirebbero
nella rete unica, probabilmente si accenderà il confronto nel settore delle tlc.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)
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