Brexit o non Brexit, con o senza accordo, soft oppure hard, rinviata o imminente: quel che sia sia, l’importante è che i mercati finanziari non vengano colti di sorpresa dall’eventuale uscita del Regno Unito dall’Unione europea . In quest’ottica, la Bank of England ha mosso ieri un passo «prudente e precauzionale» attivando lo swap in euro e sterline, con durata di una settimana, con controparte la Banca centrale europea: lo swap serve come ulteriore strumento per assicurare tutta la liquidità necessaria in euro settimanalmente alle banche nel Regno Unito.
La BoE riceverà euro, la Bce riceverà sterline. L’Eurosistema (il sistema delle 19 banche centrali nazionali e Bce dell’area dell’euro) si è dichiarato pronto ieri stesso a fornire liquidità in sterline alle banche nell’Eurozona.
La decisione della BoE rientra nel tipo di operazioni a sostegno della liquidità che rafforzano la stabilità finanziaria e mantengono aperti i rubinetti del credito a famiglie e imprese. La Bank of England ha tuttavia fatto presente che anche nel caso di una hard Brexit, senza accordo e disordinata, cioè nel caso dello scenario peggiore, le banche inglesi sono forti e possono incassare il colpo: nel 2007, prima dello scoppio della Grande Crisi, il CET1 medio (capitale prudenziale di migliore qualità) era al 5% mentre adesso è quasi al 15% e quindi triplo. Le banche inglesi hanno 1.000 miliardi di asset liquidi, comunque la BoE è pronta a fornire tutta la liquidità necessaria. E potrà contare sulla Bce e su tutte le altre grandi banche centrali nel mondo.
Questo swap in valuta tra la Banca d’Inghilerra e la Bce non è una novità: si tratta di uno strumento che è stato attivato in via temporanea per la prima volta durante la Grande Crisi Finanziaria iniziata nel 2008 e che è poi divenuto parte, nel 2013, di un network permanente tra sei banche centrali nazionali: oltre a Bce e BoE, fanno parte di questo circuito anche Federal Reserve, Banca centrale Svizzera, Banca centrale del Canada e del Giappone.
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