New York - Per le grandi banche americane è quasi come aver ottenuto un “sei politico” agli esami da parte delle autorità di regolamentazione. La Federal Reserve ha deciso di riformare il meccanismo degli stress test annuali adottato all’indomani della grande crisi del 2007. Un meccanismo che finora prevedeva, per gli istituti più influenti, non solo un'analisi obiettiva della solidità della posizione finanziaria di fronte a riesci economici ma anche esami più soggettivi della loro stabilità, test cosiddetti “qualitativi”.
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Questi ultimi adesso spariranno. Niente più analisi delle pratiche di management e di trattamento del rischio da parte delle singole banche, con un voto pubblico di promozione o bocciatura.
Era un esame particolarmente criticato da nomi della finanza quali Goldman Sachs, JP Morgan, Morgan Stanley, Bank of America e Citigroup, che lo ritenevano troppo oneroso. La Fed le esenterà dal pericolo di pubbliche e costose “obiezioni” da parte della Fed per carenze gestionali. Insomma una promozione che, in questa materia, sembra diventare automatica.
La ragione di questo alleggerimento dei test? Per la Banca centrale non è più necessario quel livello di verifiche, perchè gran parte delle società in questione “ha effettuato miglioramenti nei piani di capitale” nel periodo successivo alla crisi. In passato gli istituti bocciati avevano dovuto rivedere i loro piani di dividendi e buyback per ovviare alle mancanze.
Più in dettaglio la prova verrà eliminata a partire da quest'anno per le banche statunitensi che abbiano superato quel vaglio per quattro anni di seguito. Un criterio gia' rispettato da tutti i grandi istituti domestici.
I test qualitativi resteranno invece in vigore, al momento, per una particolare categoria di banche: le grandi controllate di istituti esteri, per l'esattezza cinque. In ordine sparso sono Deutsche Bank, Credit Suisse, Ubs, Barclays e TD Bank, che sono state soggette agli esami qualitativi soltanto negli ultimi due anni. Dovrebbero diventare esenti da questa forma di test tra il 2020 e il 2021. In generale, esami di gestione e rischi saranno ancora possibili ma sottotraccia da parte, senza fustigazioni pubbliche ma con eventuali interventi amministrativi in caso di necessità.
La Fed è impegnata da tempo a rivedere una seria di norme di sicurezza finanziaria approvate dopo la grande crisi, ridimensionando quelli che considera eccessi di regolamentazione. Questa revisione ha accelerato il passo negli ultimi anni, durante la presidente di Donald Trump, che ha avviato una generale campagna di deregulation pro-business e nominato nel board della Fed alcuni esponenti più favorevoli al laissez faire. È una tendenza che si spinge al di là della Fed. Sempre ieri il Financial Stability Oversight Council, organismo inter-agenzie guidato dal Tesoro, ha deciso di focalizzarsi sull'esame delle attività considerate rischiose nei mercati finanziari piuttosto che prendere di mira singole società finanziarie non-bancarie che pur svolgono ruoli sempre più rilevanti e quindi potenzialmente a rischio.
Tra le modifiche in fase di adozione da parte della Banca Centrale c'è stata inoltre, dall'anno scorso, la riduzione del numero degli istituti sottoposti a più severi controlli. Li limita a quelli in vetta alla classifica per asset, mentre vengono allentati non solo per piccoli istituti ma per gruppi che abbiano tra i 100 e i 700 miliardi di attività.
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