Finanza & Mercati

Volkswagen, il ceo Diess chiede scusa per la frase «l’utile…

  • Abbonati
  • Accedi
automotive

Volkswagen, il ceo Diess chiede scusa per la frase «l’utile rende liberi»

Herbert Diess, ceo di Volkswagen (Ap)
Herbert Diess, ceo di Volkswagen (Ap)

Gaffe e scuse dal massimo vertice del primo produttore di auto del mondo per una frase tristemente evocatrice. Mentre in Italia è polemica sulle parole del presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani su Mussolini, in Germania ha destato scalpore un’affermazione del ceo della Volkswagen, Herbert Diess - «l’utile rende liberi», che in tedesco suona «Ebit macht frei» - durante, secondo quanto riferito in un comunicato, un evento interno di comunicazione al management. La frase ha ovviamente evocato il terribile «Arbeit macht frei» (il lavoro rende liberi) che campeggia all’ingresso del campo di concentramento nazista di Auschwitz, in Polonia. All’iniziale sorpresa per le polemiche è seguita la decisione del top manager di rilasciare un comunicato di scuse. Anche perché la storia del marchio è legata a doppio filo con il nazismo: Volkwagen è stata fondata nel 1937 per volere di Hitler.

Scusandosi, Diess ha detto di aver «commesso una scelta decisamente sfortunata di parole, sono stato offensivo senza averne l’intenzione. Non ho davvero pensato che quella frase potesse essere riferita a quel contesto». Ebit è l'acronimo di utili ante imposte e spese sugli interessi (Earnings before interest and taxes). Diess ha spiegato che voleva semplicemente mettere in rilievo la libertà di cui dispongono i singoli 12 marchi del gruppo Volkswagen quanto più è solida la rispettiva posizione di bilancio. Il ceo del colosso di Wolfsburg ha anche ammesso che proprio in Volkswagen occorrerebbe avere una particolare sensibilità sul tema, affermando che «negli ultimi trent’anni Vw è stata coinvolta in molte attività volte a dimostrare che l’azienda, io personalmente e i dipendenti siamo consapevoli della speciale responsabilità di Volkswagen in relazione al Terzo Reich».

Sempre ieri, giornata non particolarmente positiva per il gruppo - che solo martedì ha annunciato un massiccio programma di elettrificazione della sua produzione entro il 2028 - è stato reso noto che Volkswagen rischia un’azione legale da parte della Sec, l’autorità di Borsa statunitense, per avere omesso di informare gli investitori sui problemi di conformità agli standard sulle emissioni dei veicoli diesel, lo scandalo noto come Dieselgate, esploso nel 2015, costato decine di miliardi al car maker tedesco. La Sec - ha fatto sapere la casa automobilistica secondo quanto riferito da Bloomberg - ha informato Volkswagen che potrebbe far partire un procedimento in relazione a un’indagine avviata a gennaio 2017 sulle operazioni di vendita di obbligazioni e titoli garantiti a investitori lasciati all'oscuro delle irregolarità sulle emissioni diesel.

Volkswagen ha già accettato di pagare più di 25 miliardi di dollari negli Stati Uniti in relazione al Dieselgate per reclami da parte di proprietari, regolatori ambientali, stati e concessionari. VW ha ammesso di avere installato il software in quasi mezzo milione di veicoli negli Usa per aggirare i test delle emissioni dei gas di scarico. In totale, 13 persone sono state accusate, tra cui quattro manager Audi.

© Riproduzione riservata