I mercati sono “bipolari”. Nel senso che possono interpretare una notizia a doppio senso. Il rallentamento dell’economia globale può essere, ad esempio, un potente market mover ribassista. Ma può essere, nel momento in cui spinge le banche centrali a intervenire a sostegno, paradossalmente lo stimolo per nuovi rialzi azionari. E lo scatto record della Borsa di Shanghai da inizio anno (+31%) sintetizza a pieno questa ambivalenza. L’economia cinese sta rallentando ma la People’s Bank è scesa in campo con forza negli ultimi mesi. Spingendo gli investitori a ricoprirsi di azioni cinesi.
I mercati però sono anche stagionali. Nel senso che nel corso dell’anno tendono ad avere un andamento scostante. Solitamente crescono nei primi mesi, stornano in primavera/estate. E poi, quando ci sono i presupposti, hanno uno scatto (che qualche volta è un rally) a fine anno. Ovviamente non sono così scontati: le cose non vanno sempre secondo questo copione. Tuttavia maggio e giugno si confermano storicamente dei mesi complicati.
Senza andare troppo indietro nel tempo, proviamo ad analizzare l’andamento dal 2008. Si copre che per Piazza Affari, la propensione a stornare nel mese di maggio è elevata. Dal 2008 al 2018 ci sono stati 0tto anni di ribassi: tra questi si annoverano anche correzioni vistose come quelle del 2010 (-9%) e 2012 (-12%). Addirittura peggiore (9 ribassi su 11) il conto di giugno. A volte capita che quando maggio va bene le vendite sono rimandate al mese successivo. Come accaduto nel 2013, quando dopo il +3% di maggio il listino milanese ha perso l’11% a giugno. Oppure nel 2015, quando dopo il +2% di maggio, giugno si è concluso in rosso (-4%). Un altro dato che può far riflettere è che dal 2008 il listino milanese non ha mai chiuso in rialzo sia maggio che giugno ma, come visto, ha perso in otto casi (72% delle volte) a maggio e in nove (81%) a giugno.
Se si osserva il fenomeno a livello di indici globali si scopre poi che il “sell in may and go away” (questo l’adagio con cui nelle stanze degli operatori si tende a ricordare la stagionalità dei mercati e la tendenza a prendersi una pausa in primavera) andrebbe probabilmente modificato. Il momento dello storno stagionale si è spostato di un mese: dal 2008 l’indice Msci global ha chiuso in rosso quattro volte a maggio e ben otto a giugno.
Un caso a parte Wall Street. I ribassi in primavera/estate dal 2008 sono sotto il 50% (tre volte a maggio e cinque a giugno). Ma stupisce un dato: in sette degli ultimi 0tto anni la variazione dell’indice S&p 500 a maggio e giugno ha oscillato intorno alla parità, muovendosi tra il +2% e il -2%.
Come andrà quest’anno? Molti analisti sono convinti che dopo i forti rialzi messi a segno fin qui dalle Borse (Piazza Affari +20%, Wall Street +14% e Shanghai +31%) lo spazio per una pausa, probabilmente salutare, c’è tutto. Bisogna però tener conto che a giugno torneranno in campo le banche centrali (il 6 la Bce e il 19 la Fed). La loro retorica («la politica monetaria è fatta per il 98% da parole» ricorda l’ex governatore Ben Bernanke) potrebbe ancora una volta influenzare il mood degli investitori. Quindi, se correzione dovrà essere è più probabile che quest’anno - come rilevano anche gli indicatori della volatilità - toccherà a maggio.
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