Il governo cancella il termine del 30 giugno prossimo per la restituzione del prestito di 900 milioni di euro concesso dal ministero dell’Economia ad Alitalia dopo il commissariamento. Dopo tre proroghe, il governo ha deciso di abolire la scadenza che era stata fissata «non oltre il termine 30 giugno 2019», nel decreto semplificazioni del dicembre scorso.
La novità è prevista nelle prime bozze del decreto legge crescita, nell’articolo 38, la norma «volta a consentire l’eventuale ingresso del Mef nel capitale sociale della Newco Nuova Alitalia». La norma prevede che il Mef possa usare i proventi degli interessi sul prestito, «stimati in 145 milioni», per sottoscrivere quote di capitale dell’ipotizzata «nuova Alitalia», la società che verrà costituita se avrà successo il progetto delle Ferrovie dello Stato con altri soci per comprare l’aviolinea commissariata (finora le adesioni sono insufficienti, limitate al 60% del capitale della «newco», incluso il 15% del Mef).
A meno di modifiche nel testo finale del decreto, che sarà esaminato il 24 aprile dal Consiglio dei ministri, non c’è più una data fissa entro la quale i 900 milioni devono essere restituiti allo Stato. La bozza stabilisce che i 900 milioni del «prestito ponte» saranno restituiti al Mef «nell’ambito della procedura di ripartizione dell’attivo dell’amministrazione straordinaria a valere e nei limiti dell’attivo disponibile di Alitalia - Società aerea italiana Spa in amministrazione straordinaria».
In quali tempi il decreto non lo dice. Potrebbe trattarsi di alcuni anni, considerando i tempi delle procedure di questo tipo. E dalla norma si comprende che i soldi, o una parte almeno, potrebbero non essere restituiti. Dipende se ci saranno fondi disponibili. Il nuovo decreto cancella anche la norma del 2017 sul prestito in cui si diceva che questo «è restituito entro sei mesi dall’erogazione in prededuzione, con priorità rispetto a ogni altro debito della procedura».
La relazione tecnica e illustrativa spiega che «il credito erariale verrà pertanto soddisfatto nel quadro della procedura di riparto dell’attivo dell’amministrazione straordinaria, a fronte di apposita istanza davanti al competente tribunale fallimentare di insinuazione del credito allo stato passivo di Alitalia in prededuzione».
Nella copertura finanziaria si prevede che almeno per tutto il 2019 il prestito non verrà rimborsato. Si legge infatti che «agli oneri (...) pari a 900 milioni di euro per l’anno 2019 in termini di solo fabbisogno, si provvede mediante versamento per un corrispondente importo, da effettuare entro il 31 dicembre 2019, delle somme gestite presso il sistema bancario dalla Cassa servizi energetici e ambientali a favore del conto di tesoreria centrale (...). Detta giacenza è mantenuta in deposito alla fine di ciascun anno a decorrere dal 2019 sul conto corrente di tesoreria di cui al primo periodo ed è ridotta in misura corrispondente alla quota rimborsata del finanziamento (...)».
Questo meccanismo ruota attorno all’ipotesi che le attività di Alitalia vengano trasferite a una «newco» partecipata dalle Fs e che l’attuale società commissariata diventi una bad company, come accadde nel 2008 quando la vecchia Alitalia-Lai a controllo statale cedette le attività alla Cai dei Capitani coraggiosi e, svuotata, fu affidata al commissario Augusto Fantozzi. Quella bad company è ancora in piedi, molto ridimensionata, dopo le dimissioni di Fantozzi (luglio 2011) è affidata a tre commissari.
«Al fine del rilancio del settore del trasporto aereo e per il rafforzamento del trasporto intermodale – dice il comma 1 del testo – il Mef è autorizzato a sottoscrivere, nel limite dell’importo maturato a titolo di interessi ai sensi del comma 3, quote di partecipazione al capitale della società di nuova costituzione cui saranno trasferiti i compendi aziendali oggetto delle procedure» di cessione delle attività dell’Alitalia in amministrazione straordinaria. «I criteri e le modalità dell’operazione (...) sono determinati con decreto del presidente del Consiglio dei ministri su proposta del ministro dell’Economia (...)».
Il comma 3 spiega che per entrare nella «newco» Alitalia il Mef potrà utilizzare le somme «nel limite dell’importo maturato a titolo di interessi» sul prestito, che ha un tasso del 10% circa all’anno. La relazione tecnica dice che le entrate previste dagli interessi sono «pari a 145 milioni di euro».
Un’altra novità è che Alitalia dovrà pagare gli interessi sul prestito fino «alla data del decreto del ministro dello Sviluppo economico di autorizzazione alla cessione dei complessi aziendali (...) e, comunque, sino a non oltre il 31 maggio 2019». Dal primo giugno in poi non dovrebbe più pagare interessi.
Un «prestito ponte» fu erogato anche alla vecchia Alitalia-Lai nel maggio 2008 per 300 milioni. I soldi non sono mai stati restituiti.
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