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Salini Impregilo, più tempo per il salvataggio di Astaldi

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Salini Impregilo, più tempo per il salvataggio di Astaldi

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La partita per il salvataggio di Astaldi, che porta con sé anche la potenziale realizzazione del più ambizioso piano Progetto Italia, potrebbe slittare ancora di qualche settimana. A marzo scorso la scadenza per la presentazione del progetto di rilancio firmato da Salini Impregilo, inizialmente concordata per fine marzo, era stata posticipata al 20 maggio. Ora quella data resta salda, tuttavia si è inserito un nuovo tassello che sposta al 19 giugno la data ultima per definire la quadra. Per quel giorno è stata fissata infatti l’udienza al Tribunale di Roma per il decreto. Ciò significa, in sostanza, che per mettere a punto tutti gli eventuali dettagli del piano il general contractor e le banche avranno di fatto un mese in più.

La trattativa è ormai serrata da tempo ma lo scenario è complesso, tanto più se con questo progetto si vogliono gettare le basi per realizzare la ristrutturazione dell’intero settore delle costruzioni. L’intenzione sarebbe ancora quella di stringere il più possibile i tempi. A quanto risulta, infatti, la dialettica con gli istituti di credito è fitta. L’obiettivo, d’altra parte, sarebbe quello di mettere in sicurezza in tempi rapidi l’asset che a livello sistemico potrebbe creare maggiori problemi, ossia la compagnia di costruzioni già partner di Salini Impregilo in numerose iniziative, soprattutto in Italia. Si tratterebbe di un primo step per poi procedere, con tempi e modi opportuni, a valutare altri dossier di aziende in difficoltà (come Trevi, Cmc, Condotte, Grandi Lavori Fincosit) che assieme ad Astaldi valgono circa 6 miliardi di giro d’affari ma soprattutto 5 miliardi di indebitamento finanziario aggregato a cui si sommano linee di bondistica per 7 miliardi.

Numeri rilevanti e che danno la misura di quanto sia ormai in crisi un settore chiave per il paese: solo in termini di giro d’affari i gruppi a rischio valgono lo 0,4% del Pil. Cifre troppo importanti perchè non si consideri, almeno sulla carta, un intervento di sistema che dia nuovo impulso al comparto. Perché ciò avvenga, però, il contesto deve essere favorevole, deve esserci cioè la volontà di tutti gli stakeholders, azionisti, banche creditrici, investitori finanziari e istituzionali, di dar vita a un simile piano. E in quest’ottica, il primo passaggio chiave è quello di costruire consenso attorno al salvataggio di Astaldi. L’agglomerato Salini Impregilo-Astaldi diventerebbe così il perno attorno a cui costruire un campione nazionale.

Nel mentre giusto ieri il cda di Salini Impregilo ha esaminato alcuni dati relativi all’andamento del business a inizio 2019, che vedono un totale di nuovi ordini acquisti da inizio anno a circa 5 miliardi di euro, di cui mezzo miliardo si riferisce a progetti in corso di finalizzazione. Una nota della società di costruzioni ha sottolineato anche «un significativo miglioramento della qualità del backlog grazie anche al contributo dell’Australia che passa dall’1,5% del 2018 al 12% del totale». In tutto, la pipeline commerciale è superiore a 45 miliardi di euro di cui oltre la metà in Nord America, Europa e Australia. Inoltre, l’andamento della gestione economico-finanziaria è «in linea con le attese».

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