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Tesla, il ritorno all’utile «è come la scalata del Kilimanjaro»

Il ritorno all'utile di Tesla nella seconda parte dell'anno è come una «scalata del Kilimanjaro». Lo pensa uno degli analisti di Wall Street originariamente tra i più ottimisti sulle sorti del produttore di auto elettriche e ora riscopertosi decisamente pessimista. Dan Ives, di Wedbush, ha tagliato per la quarta volta l'obiettivo di prezzo portandolo al di sotto della media pari a circa 300 dollari. L'esperto ha ridotto a 230 da 275 dollari il target price, che solo un mese fa era a 365 dollari con raccomandazione ridotta a neutrale. A dicembre proprio Ives aveva avviato la copertura del titolo con giudizio “outperform” e obiettivo di prezzo a 440 dollari. L'esperto è preoccupato per le prospettive di crescita del gruppo e per la domanda in Usa della Model 3. Ives ha spiegato le sue mosse alla luce di una «fiducia ridotta» nella capacità di Tesla di consegnare tante auto quanto promesso dall'azienda (tra le 360mila e le 400mila nel 2019).

«Con una situazione da codice rosso in Tesla, Musk & Co si stanno allargando alle assicurazioni, ai robotaxi e ad altri progetti/avventure sci-fi quando invece il gruppo dovrebbe concentrarsi sull'aumentare la domanda per la Model 3 e semplificare il suo modello di business e le spese mentre i venti contrari abbondano». Per Ives, «quel che conta è il ritorno alla redditività nel terzo e quarto trimestre e oltre». La nota dell'analista ha pesato sul titolo dell'azienda, che a inizio mese ha raccolto 2,7 miliardi di dollari vendendo titoli e bond e ridando un po' di fiducia agli investitori. L'azione è scesa per la prima volta in oltre due anni sotto i 200 dollari. Da inizio anno ha perso il 40% e negli ultimi 12 mesi il 28%.

(Radiocor)

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