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Via della Seta, ecco le aziende quotate più sensibili al maxi progetto

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Via della Seta, ecco le aziende quotate più sensibili al maxi progetto

In un momento in cui Cina e Stati Uniti si confrontano in una delle guerre commerciali più aspre di sempre, con risvolti non sono economico-finanziari ma anche politici non indifferenti, la Cina (che al momento sta vincendo la guerra considerato anche l’effetto-cambio) è impegnata anche su un altro fronte – ben più costruttivo – destinato a cambiare nei prossimi decenni gli equilibri del commercio mondiale.

La “Belt and road initiative” (Bri), progetto lanciato dalla Cina nel 2013 e che sta entrando nella sua fase di realizzazione, toccherà il 65% della popolazione globale, il 40% del Pil, il 38% del commercio. Prevede la costruzione di vie di trasporto su terra tra l'Oceano Pacifico e il Mar Baltico da un lato, e lo sviluppo di una Via della Seta che colleghi Cina, SudAsia, SudAfrica da un lato ed Europa dall'altro.

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Il progetto coinvolge 119 Paesi – la Cina ha già siglato accordi di cooperazione con 105 di questi. Entro il 2050 dovranno essere realizzati ben 7.000 progetti infrastrutturali. La Cina ha già stanziato 600-800 miliardi di dollari ma si prevedono migliaia di miliardi di investimenti.

«La Cina è ovviamente focalizzata sulla possibilità di aumentare le proprie possibilità di libero scambio sia concludendo accordi che migliorando le condizioni in cui questi scambi possano avvenire - spiega Alida Carcano, partner Valeur Investment, che ha analizzato a tutto tondo il progetto e le prospettive anche in ottica finanziaria -. Le regioni toccate dalla Bri sono caratterizzate da una base di consumatori crescente e con reddito disponibile sempre maggiore. Questo spiega perchè le banche statali cinesi siano in prima linea nel finanziare i progetti, seguite da banche per lo sviluppo internazionale, banche infrastrutturali e fondi».

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L’Italia nella “Via della Seta”
L'Italia, tra i Paesi del G7, si è già ben profilata per aderire ufficialmente alla “Belt and road”. Durante la visita in Italia del presidente Xi Jinping, tra il 21 e il 23 marzo, sono stati firmati 29 accordi, 19 commerciali e 10 istituzionali, per un valore di 2,5 miliardi il cui effetto volano ne duplicherà il ritorno arrivando almeno a 5 miliardi. Il valore potenziale delle intese dovrebbe sfiorare i 20 miliardi. Gli accordi, al di là delle cifre, rappresentano anche l'occasione per introdurre i criteri e standard dell'Unione europea in temi di sostenibilità finanziaria, economica, ambientale. L'Italia potrebbe svolgere quel ruolo di cooperazione e allo stesso tempo di modellamento del progetto cinese, rendendolo più digeribile sul contesto occidentale. Nel miglior caso possibile l'Italia potrebbe aprire la strada a un ruolo anche manageriale dell'Ue e del mondo occidentale nell'ambito della Bri.

«Un fattore che potrebbe far comodo anche agli Stati Uniti nel lungo termine, ma la cui realizzazione non appare semplice - prosegue Carcano -. Gli ambiti di cooperazione previsti tra Italia e Cina riguardano settori come infrastrutture, energia, telecomunicazioni, aviazione civile, e-commerce. Sarebbero coinvolte, tra gli altri, società quotate quali Terna e Leonardo. Un ruolo importante sarebbe ricoperto dal porto di Trieste, con qualche possibilità anche per il porto di Genova. Allo studio anche joint venture tra società cinesi e italiane in paesi terzi come Egitto, Kazakistan e Azerbaijian».

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I settori e le società coinvolti
Resta però ovvio che i Paesi (e quindi i mercati finanziari) che maggiormente beneficeranno di questi mega progetti sono Cina, India, Corea, Indonesia, Singapore, Tailandia, Malesi e SudAfrica. «E i settori più interessanti manufatturiero industriale, ingegneria della comunicazioni, utilities, tecnologia - sottolinea l’esperta -. Escludiamo il finanziario perché sarà dominato pressoché esclusivamente da società bancarie ed assicurative cinesi. Ecco le società che a nostro avviso approfitteranno di questo immenso investimento sono numerose».

China Mobile (Hong Kong)
Compagnia di telecomunicazione di Hong Kong.

Naspers
(Sudafrica)
Conglomerato nel settore delle telecomunicazioni e della tecnologia; investe in numerose società internet a livello internazionale. È basata in Sudafrica.

Tencent
(Hong Kong)
Società attiva in numerosi settori legati a Internet, incluso telefonia mobile, pubblicità online, e-commerce.

Keppel (Singapore)
Gruppo fortemente diversificato: progetti marittimi offshore, infrastrutture, immobiliare, telecomunicazione, trasporti, energia, ingegneria.

Siam cement (Thailandia)
Manifatture cementiere, petrolchimico, carta, prodotti per l'edilizia.

Airport of Thailand (Thailandia)
Società che gestisce sia i due aeroporti principali di Bangkok che altri aeroporti minori, per lo più turistici, in Thailandia.

Infosys (India, Ard quotato a New York)
Consulenze informatiche, servizi legati al settore dello sviluppo di software, soluzioni per supply chain. Ha come clienti soprattutto imprese del settore finanziario, telecomunicazioni e manifatturiero.

Samsung (Corea del Sud)
Produce un ampio spettro di prodotti per l'elettronica, sia ad uso privato che aziendale, semiconduttori, computer, monitors, tv, elettrodomestici, telefoni cellulari.

Tenaga Nasional (Malesia)
È sostanzialmente una utility nel settore dell'energia; inoltre progetta e sviluppa opere di ingegneria legate al settore dell'energia

(società indicate da Valeur investment, questo articolo non costituisce una sollecitazione all’investimento)

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