Finanza & Mercati

Terre rare, piano del Pentagono per fare a meno della Cina

  • Abbonati
  • Accedi
Servizio |dopo le minacce cinesi

Terre rare, piano del Pentagono per fare a meno della Cina

Le minacce di Pechino sulle terre rare, per quanto vaghe, hanno già provocato reazioni concrete: la Malaysia – messa probabilmente sotto pressione  dagli Stati Uniti – ha dato un colpo di spugna al contenzioso con l’australiana Lynas, il maggior fornitore non cinese dei metalli strategici, che nel giro di tre mesi rischiava di dover chiudere un importante impianto nel Paese. Nel frattempo il Pentagono ha chiesto alla Casa Bianca di sbloccare con urgenza fondi federali per finanziare la resurrezione dell’industria delle terre rare negli Usa: una mossa che beneficerebbe anche la stessa Lynas, che la settimana scorsa ha firmato un memorandum d’intesa con l’americana Blue Line Corporation, per costruire in Texas uno stabilimento di lavorazione di terre rare (le più preziose, neodimio e praseodimio, impiegate nei supermagneti).

Quello della Malaysia è stato un vero e proprio voltafaccia rispetto alle posizioni espresse fino a poco tempo fa. «Permetteremo a Lynas di continuare, se no perderemmo un grande investimento da parte dell’Australia», ha dichiarato il premier Mahatir Mohamad.

Come condizione per il rinnovo della licenza della raffineria di Kuantan, in scadenza a settembre, Kuala Lumpur in precedenza aveva chiesto di rimuovere tutte le scorie radioattive accumulate sul posto: oltre 450 mila tonnellate, che la mineraria affermava di non essere in grado di smaltire in tempi così brevi. Lynas si era comunque impegnata a spostare in Australia le fasi di trattamento a maggior rischio ambientale, in un nuovo impianto presso le operazioni estrattive di Mount Weld.

PRINCIPALI PRODUTTORI DI TERRE RARE NEL MONDO
Valori in tonnellate. (Fonte: U.S. Geological Survey, febbraio 2019)

«Bisogna che facciamo qualcosa con il materiale radioattivo – afferma ora Mahatir – Forse redistribuirlo in vari depositi, in modo da non averlo tutto concentrato in un solo posto».

Benché un quarto della popolazione abbia origini cinesi, la Malaysia non ha rapporti del tutto distesi con Pechino. Le frizioni derivano soprattutto da dispute sui confini delle acque territoriali nel Mar Cinese Meridionale, area al centro di forti tensioni anche tra Usa e Cina.

È ben probabile che in aiuto di Lynas si sia mossa la diplomazia americana. E non solo quella. La stessa ceo di Lynas, Amanda Lacaze, nei giorni scorsi si era detta ottimista sulla soluzione del contenzioso in Malaysia per il «forte sostegno politico» ottenuto da Giappone, Europa e Usa.

Tokyo in particolare – costretta nel 2010 a fronteggiare un embargo cinese sulle terre rare – sarebbe di nuovo pronta a offrire finanziamenti agevolati a Lynas in cambio di una garanzia di forniture. A muoversi, secondo il Sydney Morning Herald, sarebbe sempre la Japan Australia Rare Earths (Jare), costituita dopo la crisi del 2010 dall’agenzia statale Japan Oil, Gas and Metals National Corporation (Jogmec) e dalla Sojitz, una delle sogo shosha, le potenti società di trading nipponiche.

DA CHI IMPORTANO TERRE RARE GLI USA
Quote %. (Fonte: U.S. Geological Survey, febbraio 2019)

Lynas intanto ha già beneficiato delle rinnovate tensioni nel settore delle terre rare: in Borsa a Sydney ha guadagnato quasi l’80% negli ultimi due mesi balzando di oltre il 15% nella sola seduta di mercoledì, quando il titolo è salito ai massimi da cinque anni.

Lynas è arrivata a scambiare a 2,76 dollari australiani per azione, oltre 50 cents in più rispetto al prezzo offerto dal conglomerato Wesfarmers, che lo scorso marzo ha avviato un tentativo (finora respinto) di takeover.

© Riproduzione riservata

>