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Caso Huawei: gas e «terre rare», l’arma cinese puntata su Trump

La guerra scatenata dal presidente americano Donald Trump contro Huawei, il secondo gruppo al mondo nel settore degli smartphone (dietro a Samsung e davanti a Apple) difficilmente resterà senza risposte da parte di Pechino. In particolare, la rappresaglia commerciale potrebbe arrivare da gas naturale e “terre rare”.

E una conferma indiretta sembra arriva dal quotidiano South China Morning Post, secondo il quale – come riporta Radiocor – la Cina sta «esplorando modi per ridurre la sua esposizione nei confronti degli Stati Uniti».

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Secondo il quotidiano in lingua inglese con sede a Hong Kong, recentemente passato sotto il controllo di Alibaba, Pechino è pronto ad azioni drastiche a fronte delle tensioni commerciali con Washington. Sebbene la Cina sia pronta a riprendere le trattative commerciali, «i consiglieri di governo stanno sottolineando i rischi legati a rifornimenti strategici provenienti da un’America sempre più ostile», recita l’articolo intitolato “La guerra commerciale di Donald Trump e le restrizioni su Huawei spingono la Cina a ripensare i suoi legami economici con gli Usa”. Un articolo che assomiglia molto a un messaggio neppure troppo cifrato all’amministrazione americana, anche in vista della ripresa dei colloqui commerciali.

Il possibile taglio agli acquisti di gas naturale Usa
Tra le misure che Pechino starebbe valutando, stando al South China Morning Post, ci sarebbe un taglio degli acquisti di gas naturale dagli Stati Uniti. «L’idea che la Cina dovrebbe comprare grandi quantità di gas naturale dagli Usa deve essere rivista», ha dichiarato al quotidiano un esperto della Chinese Academy of Social Sciences. Nel 2017 la Cina aveva siglato un accordo per finanziare un progetto di gas naturale in Alaska avente un valore di 43 miliardi di dollari, ha scritto il giornale. Va ricordato che la Cina, sulla base di dati Bloomberg aggiornati al 2018, è il terzo acquirente mondiale di gas Usa, con una quota del 14% dopo il Messico (19%) e la Corea del Sud (18%).

Lo stesso esperto, Wang Yongzhong, ha posto una domanda retorica: «Cosa succede se le forniture (energetiche di gas naturale e petrolio, ndr) sono tagliate improvvisamente, come visto nel caso Huawei?».
Il riferimento è alla decisione di venerdì scorso del governo Usa di impedire ad aziende Usa di vendere componentistica al colosso cinese delle tlc; lunedì Washington ha dato tre mesi di tempo alle aziende stesse per organizzarsi. Tuttavia, sulla scia del provvedimento di Trump, numerosi gruppi occidentali hanno annunciato un congelamento dei rapporti con Huawei: da Google a Microsoft, ai gestori di Tlc del Regno Unito fino al Giappone. Ultimo, per ora, ad annunciare la sospensione delle forniture di componenti a Huawei è Panasonic.

L’arma strategica delle “terre rare”
Un taglio agli acquisti e alle collaborazioni in campo energetico potrebbe sicuramente causare ripercussioni importanti alla filiera produttiva Usa. Ma l’ipotesi del gas non è l’unica opzione sul tavolo di Pechino. Un altro deterrente decisamente efficace nei confronti di un’escalation di provvedimenti americani contro Huawei o altri aziende cinesi è rappresentato dal capitolo “terre rare”: il mercato mondiale di questi metalli, considerati strategici in numerosi ambiti industriali, è saldamente nelle mani della Cina: secondo i dati dello Us Geological Survey, su una produzione 2018 di circa 170mila tonnellate la quota cinese è di 120mila. Il secondo produttore mondiale, l’Australia, si attesta a 20mila tonnellate. Gli Stati Uniti sono intorno a 15mila. Seguono la Birmania con 5mila tonnellate circa e la Russia con la metà. La Cina, sempre secondo i dati elaborati dal Geological Survey statunitense, vanta di gran lunga anche le maggiori riserve mondiali di questi elementi.

Come riporta Le Figaro, questi pochi numeri bastano a far capire come mai Trump non abbia inserito le “terre rare” nella lista dei dazi sulle importazioni dalla Cina. Non solo, come scrive Hayat Gazzane, «gli Usa oggi dipendono per circa l’80% dalle importazioni di “terre rare” cinesi estratte e lavorate nel Paese asiatico», ma importano pure “terre rare” americane lavorate in Cina.

Cosa sono le “terre rare”
Le terre rare sono un gruppo di 17 metalli strategici - dallo scandio al promezio, dal gadolinio al tulio, al lutezio e all’olmio - la cui importanza è andata crescendo negli ultimi anni poiché trovano un vasto impiego nelle energie “verdi” e nell’industria hi-tech. La Cina attualmente controlla la gran parte della produzione mondiale e impone rigidi tetti all’esportazione, con il risultato che i prezzi sono saliti vertiginosamente negli ultimi anni.

PRINCIPALI PRODUTTORI DI TERRE RARE NEL MONDO
Valori in tonnellate. (Fonte: U.S. Geological Survey, febbraio 2019)

DA CHI IMPORTANO TERRE RARE GLI USA
Quote %. (Fonte: U.S. Geological Survey, febbraio 2019)

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