Arriva il via libera della Corte dei conti al decreto dell’Economia sul Fondo risparmiatori. Con il «visto si stampi» dei magistrati contabili viene superato così anche l’ultimo ostacolo sul tormentato cammino attuativo dei rimborsi da 1,5 miliardi messi a disposizione dalla manovra. La prossima tappa è ora la pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale», ma soprattutto l’apertura del portale telematico Consap per la presentazione delle domande. Apertura che dovrebbe arrivare in 15 giorni, almeno secondo la tempistica promessa ieri mattina dal sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa (M5s) alle associazioni di risparmiatori.
Ieri mattina, infatti, le vittime degli azzeramenti bancari sono tornati a Roma per fare pressing su governo e maggioranza dopo un’attesa che si è allungata ancora nonostante la girandola delle promesse pre-elettorali. Sul punto è intervenuto anche il vicepremier leghista Matteo Salvini, secondo il quale «troppe famiglie truffate dalla banche non sono state risarcite» perché «si sta aspettando il permesso, il via libera, il bollino blu come per le banane Chiquita».
In realtà il bollino europeo è arrivato settimane fa, dopo i correttivi inseriti nel decreto crescita alle regole scritte in manovra e la definizione quindi del doppio binario per i rimborsi: diretto per chi ha un reddito Irpef 2018 fino a 35mila euro o un patrimonio mobiliare (al netto dei titoli azzerati) fino a 100mila euro, tramite l’esame puntuale in commissione tecnica per gli altri. Proprio il «sì» europeo ha mosso la penna del ministro dell’Economia Tria, con la firma al decreto ora licenziato anche dalla Corte dei conti. Con la commissione Ue si discute ancora sulla possibilità di alzare da 100mila a 200mila euro il limite di patrimonio mobiliare che permette di imboccare il percorso più “rapido” per gli indennizzi. Ma questa partita non ferma certo l’attuazione, i cui ritardi sono a questo punto tutti italiani.
Ma il nuovo sit-in a Piazza Montecitorio non è stato motivato solo dalla volontà di accelerare il calendario operativo dei rimborsi. I risparmiatori chiedono infatti anche nuovi correttivi, prima di tutto con l’obiettivo di non vedersi vietata per legge l’ipotesi di un indennizzo integrale dei soldi persi. Le regole del Fondo risparmiatori infatti prospettano agli azionisti un assegno pari al 30% del costo d’acquisto, mentre per gli obbligazionisti subordinati la quota sale al 95%. Ma evitano di prevedere la possibilità di ricorrere a un giudizio arbitrale per riavere indietro tutti i soldi investiti.
L’ipotesi, su cui preme anche l’opposizione, torna sul tavolo, e anche Villarosa prova a rilanciare la possibilità per gli indennizzati di rivalersi in giudizio per ottenere quello che il rimborso a forfait non può garantire. Sul punto nei mesi scorsi le obiezioni tecniche di Via XX Settembre sono state insuperabili. Ma per cercare una soluzione c’è tempo fino a lunedì prossimo, quando si tornerà a discutere alla Camera sugli emendamenti al decreto crescita.
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