Sono passati cinque mesi dal via libera al Fondo risparmiatori nella manovra, un mese dall’incontro delle associazioni a Palazzo Chigi con il premier Conte e tre settimane dalla firma del ministro dell’Economia Tria al decreto attuativo. Ma per i risparmiatori che hanno visto azzerarsi i loro titoli nei crack bancari è ancora tempo di attesa. E di protesta. Oggi le associazioni che rappresentano azionisti e obbligazionisti di Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Banca Etruria, Carichieti, Banca Marche, Cariferrara e degli altri piccoli istituti finiti in liquidazione sono tornate a Roma per un sit in in piazza Montecitorio.
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Le richieste dei risparmiatori
Perché il portale telematico per le richieste di indennizzo che la Consap avrebbe dovuto aprire entro fine maggio secondo
gli annunci del governo ancora non c’è. L’obiettivo dei risparmiatori, allora, è di incontrare i gruppi parlamentari e qualche
esponente del governo, per tagliare i tempi di un calendario che ormai sta diventando infinito. Ma nel pacchetto delle richieste
c’è anche un aumento dei ristori: il rimborso del 30% del costo d’acquisto previsto per gli azionisti deve essere solo «iniziale»,
e nel calcolo devono entrare anche «interessi legali e rivalutazione». Deve essere prevista la possibilità di arrivare al
rimborso del 100% (per gli obbligazionisti ora le norme prevedono il 95%) «attraverso la pronuncia di un arbitro». In pratica,
le associazioni chiedono alla maggioranza di tornare al giudizio arbitrale rimangiandosi la scelta dell’automatismo per tutti
che ha prodotto il lungo confronto con la Ue e l’obbligo di accontentarsi di un indennizzo parziale.
Salvini: «Aspettiamo il bollino blu»
Difficile per ora prevedere che il governo cambi rotta. E difficile anche quantificare i tempi per l’avvio vero e proprio
della macchina degli indennizzi. Secondo il vicepremier leghista Matteo Salvini i rimborsi non sono ancora arrivati perché
«si sta aspettando il permesso, il via libera, il bollino blu come per le banane Chiquita» da parte di Bruxelles. Ma in realtà
oggi la responsabilità dell’attesa è tutta italiana. La dg Competition della commissione Ue ha già messo da tempo il bollino
sulla procedura, senza il quale il ministro Tria non avrebbe firmato il decreto attuativo. In discussione con Bruxelles c’è
ancora l’innalzamento da 100mila a 200mila euro del tetto di patrimonio mobiliare (esclusi i titoli azzerati) entro il quale è possibile accedere al binario diretto per gli
indennizzi senza passare dall’esame puntuale della commissione tecnica (ancora da nominare). Ma questo ennesimo round del
negoziato non impedisce all’Italia l’avvio operativo del meccanismo.
Ma il ritardo è tutto italiano
Qual è il problema, allora? Per far partire le richieste occorre che Consap, la concessionaria assicurativa di proprietà del
Tesoro, metta online il portale per le istanze. A quel punto i risparmiatori potranno cominciare a bussare alla Porta del
fondo, presentando i documenti che attestano la loro condizione reddituale e patrimoniale e l’acquisto dei titoli azzerati.
Non è chiaro quanto ci vorrà ancora. Ma un dato è certo: siccome i risparmiatori avranno 180 giorni di tempo a partire dall’avvio
del portale, molti degli indennizzi arriveranno solo nel 2020.
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