Dopo 9 rialzi consecutivi (da dicembre 2015 a dicembre 2018) la Fed si prepara a fare marcia indietro e a tagliare i tassi di interesse. Oggi i Fed funds sono al 2,25% (più precisamente in una forchetta compresa tra il 2,25% e il 2,5%) e da qui a 12 mesi dovrebbero attestarsi all’1,5% (più precisamente nel corridoio compreso tra l’1,5% e l’1,75%). Si ottiene questa “previsione” osservando i due indicatori che gli addetti ai lavori consultano in occasioni del genere: i contratti swap a 12 mesi sui tassi Usa (Grafinomix di giornata) e i future sui Fed funds. Entrambi giungono alla stessa conclusione.
Più nel dettaglio gli swap indicano un tasso di approdo all’1,48% mentre i future sui Fed funds scadenza giugno 2020 quotano 98,51. Essendo il rimborso a 100 scontano un tasso dell’1,5%.
Da entrambe le direzioni i due indicatori prospettici danno lo stesso messaggio: entro giugno 2020 la Federal Reserve porterà il costo del denaro all’1,5%. È questo lo scenario oggi ritenuto più probabile (30%) rispetto all’ipotesi ancor più espansiva (quattro tagli) che comunque non è del tutto da escludere (28%). Mentre più “attardato” pare lo scenario da “appena” due tagli (17%).
Il cambio di direzione è avvenuto a gennaio quando per la prima volta il governatore Jerome Powell ha aperto alla “prudenza” allontanando l’ipotesi (che a dicembre invece andava per la maggiore) di almeno un altro rialzo dei tassi nel 2019. Settimana dopo settimana il cambio di direzione si è fatto più marcato sino ad arrivare adesso (quando mancano 13 giorni al prossimo consiglio direttivo della Fed, 19 giugno) allo scenario da “tre sforbiciate in 12 mesi”.
Osservando l’andamento dei Treasury a 12 mesi si potrebbe cadere nell’errore di pensare ad un solo taglio perché in questo momento il rendimento si attesta al 2%. Come mai c’è una differenza di 50 punti base (e quindi di due tagli da 25 punti base) tra l’andamento dei future/swap e dei tassi dei titoli governativi? «I primi indicatori esprimono il tasso di arrivo mentre il rendimento dei Treasury ci indica che in media nei prossimi 12 mesi il tasso si attesterà al 2% - spiega Marco Piersimoni, senior investment manager di Pictet am -. I future ci dicono quale sarà il tasso alla rispettiva scadenza, in questo caso giugno 2020, senza però tracciare il sentiero. Sulle tappe dei tagli gli investitori ricorrono a delle ipotesi . E lo scenario che oggi i mercati ritengono più probabile “vede” due tagli nel 2019 e uno entro l’estate del 2020».
In ogni caso si tratta di una profonda marcia indietro da parte degli Usa, intensificata dal rallentamento dell’inflazione (peraltro in fase di revisione come standard su cui orientare le scelte sui tassi) e dal deterioramento di alcuni dati macro. Ancora una volta la Federal Reserve si rivela apripista nel tracciare la politica monetaria globale, certamente con più armi rispetto alla Bce che rischia di trovarsi con meno munizioni (avendo i tassi ancora a “0”) nel dover affrontare la prossima recessione o, più semplicemente, il rallentamento in atto della crescita.
Solitamente quando i tassi del mercato obbligazionario scendono le azioni, storiche rivali dei bond, tendono a beneficiare. Sarà così anche questa volta? «Credo che in questo momento gli investitori stiano già scontando, anche lato azionario, il dietrofront della Fed - continua Piersimoni -. Il forte rialzo delle Borse da febbraio ad aprile è stato sostanzialmente legato a questo».
Quindi non c’è da aspettarsi una nuova euforia per le Borse nel caso il 19 giugno Powell confermi, o lasci perlomeno intravedere, lo scenario da “tre sforbciate in 12 mesi” ipotizzato oggi dai future? «Piuttosto potrebbe avere l’effetto contario - conclude l’esperto - nel caso dovesse in parte deludere le elevate aspettative degli investitori su una Fed fortemente accomodante».
Tra le classi di investimento sensibili al tema c’è sicuramente anche l’oro. Il metallo giallo è salito del 5% nelle ultime due settimane. Sia per il suo valore di bene rifugio ma anche perché in uno scenario di tagli l’oro, che a differenza dei bond non distribuisce cedole, ne trova algebricamente giovamento.
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