Tutto parte da cinque amici al bar, non quattro come canta Gino Paoli, ma cinque amici che sono riusciti davvero a cambiare
il mondo – quello della ristorazione commerciale – perché in 26 anni hanno trasformato un piccolo locale in piena zona industriale
di Ravenna in una catena di 83 locali tra ospedali, autostrade, aeroporti e in una realtà industriale, Sirio Spa, da 64 milioni
di fatturato e 700 addetti che nelle gare degli ultimi anni sta sbaragliando la concorrenza di colossi dieci volte più grandi,
come Camst e Cir Food, e lunedì si prepara al debutto in Piazza Affari.
La campanella dell'Aim di Borsa Italiana suonerà il 10 giugno per quotare il 31,68% del capitale di Sirio e portare in cassa
circa 10,4 milioni di euro (prezzo di offerta 9,5 euro ad azione per una capitalizzazione pari a poco meno di 33 milioni),
ma l'Ipo non è un traguardo ma solo l'inizio di una nuova sfida per Stefania Atzori, amministratore delegato e azionista di
controllo della società. «Credo talmente tanto nel piano di sviluppo che scendo dal 51% al 41% del capitale per portarlo avanti»,
sottolinea la manager, alla guida di un gruppo con in cui la quota rosa è del 70% e che nei prossimi sei mesi ha in programma
altre 100 assunzioni dirette per una decina di nuove aperture all'interno di ospedali tricolore.
«Siamo leader nella ristorazione commerciale ospedaliera e abbiamo la più alta marginalità del settore – spiega l'ad –. È
un segmento che ci garantisce grande visibilità, resilienza e anticiclicità per cui continueremo a investirci, puntando in
parallelo a diversificare il business nel travel retail. Ci sono 25 gare in uscita per gli ospedali italiani, 9 già pending,
e partecipiamo a tutte. Con un “win rate” dell'82% come il nostro stimiamo di arrivare a 20 nuovi bar da qui a fine anno all'interno
degli ospedali».
Il traguardo al 2022 fissato dal business plan presentato da Sirio agli investitori in vista della quotazione è di arrivare
128 locali e 130 milioni di euro di fatturato, sempre con il ramo ospedaliero a determinare un 70% dei volumi, ma con nuove
aperture negli spazi ad alto traffico, quelli a più alta marginalità: dopo l'aeroporto di Bologna, dove Sirio lavora dal 2014
con 4 locali (due a marchio La Ghiotta) , ora è il turno dello scalo di Genova, da poco aggiudicato, e il gruppo sta partecipando
alle gare per Adr Roma e aspetta quelle per le piste di Bergamo, Firenze e Linate. Sulle autostrade lavora dal 2006, anno
del primo Sirio Grill in Autobrennero, ma quello autostradale non è un ambito particolarmente interessante in termini di profittabilità,
ma contiguo all'ospedaliero per modello di business e tecniche e metriche di aggiudicazione. «Il 2019 ci vedrà mettere piede
anche nel settore ferroviario – annuncia Atzori – dove entreremo con insegne nuove nelle grandi stazioni, anche in partnership
con nuovi marchi, come Alice Pizza per il bakery e Scuola Etoile per la pasticceria».
Ma il futuro di Sirio, forte della scuola ospedaliera, è offrire da mangiare velocemente non solo nei punti di passaggio ma
nel cuore delle grandi città, sfruttando marchi noti. «Abbiamo iniziato nel 2012 come licenziatari di Burger King – precisa
l'ad – con quattro locali, che sono oggi i più redditizi in assoluto tra i nostri punti vendita e nel 2018 sono stati premiati
per il miglior scontrino medio in tutta Italia della catena di Miami. Apriremo a breve il primo locale a marchio “Cioccolati
Italiani” e altri quattro sono in programma da qui al 2021». Meno di un mese fa ha debuttato anche il primo Sushi Bar del
gruppo Sirio, Zako, lunga una arteria trafficata di Ancona.
«Siamo partiti da Ravenna nel 1993 e ci siamo specializzati nei bar riuscendo a garantire servizi e marginalità sopra gli standard in tutte le regioni in cui siamo arrivati, con metriche molto razionali e reinvestendo sempre ogni euro di utile - sottolinea Atzori, da 21 anni nel gruppo -. La Borsa è una scelta responsabile e coerente, in termini anche di responsabilità e reputazione, per portare avanti il nostro piano di crescita, che per ora guarda all'Italia ma punta a uscire fuori dai confini». Nel 2015 Sirio aveva già fatto l'esperienza di un minibond di 3 milioni, rimborsato anticipatamente e rifinanziato a medio-lungo termine. «Ma tutto ciò che è alternativo alla leva è più sano e potenzia la struttura aziendale», conclude.
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