Gli investitori sono sempre più pessimisti sul futuro dell’economia mondiale. Per questo si stanno sempre più orientando a investire sul mercato obbligazionario, nettamente preferito all’azionario. I numeri di Epfr Global lo dimostrano in maniera evidente: da inizio anno i fondi obbligazionari hanno raccolto la bellezza di 199 miliardi di dollari netti di sottoscrizioni a fronte di riscatti per 151,9 miliardi di dollari dei fondi azionari. Non si è mai vista prima d’ora una rotazione di portafoglio tanto marcata stando a un’elaborazione di Bank of America Merrill Lynch.
A innescarla è stato il cambio di rotta delle principali banche centrali che hanno messo da parte i piani di normalizzazione della politica monetaria e sono torntate a stimolare l’economia. La Fed, che quest’anno avrebbe dovuto continuare sulla strada del rialzo dei tassi (ci si attendevano due ritocchi all’insù per quest’anno), ha scelto di prendersi una pausa e fatto intendere di essere pronta a tagliare il costo del denaro nei prossimi mesi. Le altre banche centrali l’hanno seguita a ruota. A partire dalla Bce che ha mantenuto il costo del denaro ai minimi storici e, come dimostrano le recenti dichiarazioni di Draghi, si è lasciata aperta la strada a futuri tagli del costo del denaro e persino alla riattivazione del Quantitative easing.
Fino a novembre dello scorso anno il mercato aveva messo in conto due rialzi dei tassi Fed oggi invece ci si aspetta un alleggerimento del costo del denaro. Anche perché le aspettative sulla crescita si sono drasticamente ridimensionate: il 50% dei gestori che hanno partecipato all’ultimo sondaggio di BofA Merrill Lynch dice di aspettarsi un rallentamento della congiuntura nei prossimi 12 mesi mentre l’87% è convinto che siamo alla fine del ciclo e che quindi una recessione sia alle porte. Sul fronte degli utili societari poi le cose non vanno meglio: ben il 41% degli intervistati dichiara di attendersi una flessione degli utili societari nei prossimi mesi.
A fronte di tutto questo pessimismo sul futuro dell’economia mondiale, alimentato soprattutto dai venti di guerra commerciale (il rischio numero 1 in questa fase secondo il 56% dei gestori), non c’è da stupirsi se le strategie di investimento dei grandi fondi siano in questa fase all’insegna della prudenza. Classi di investimento come i bond, le utilities, i beni di largo consumo o la liquidità vengono preferite di gran lunga a quelle più rischiose come l’azionario, le banche o la tecnologia.
Grazie a questo poderoso flusso di capitali le quotazioni dell’obbligazionario continuano a crescere sempre di più. Se si esclude il mercato americano i rendimenti dei bond a livello globale sono ai minimi storici ed è tornato a salire il controvalore dei titoli a tasso negativo che oggi viaggia a quota 12mila miliardi di dollari.
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