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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2012 alle ore 11:00.

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Cambia il panorama del comparto fotovoltaico italiano. Se nel 2010 il giro d'affari generato dalle aziende del fotovoltaico era pari complessivamente a 21 miliardi di euro, nel 2011 il totale è sceso a 18,7 miliardi (-11%), di cui circa 4,5 miliardi derivanti dagli incentivi e dal prezzo dei 9,3 teraWatt/ora di energia prodotta.

La frenata è conseguente al taglio degli incentivi e al blocco di fatto dei grandi impianti a terra dopo il Quarto conto energia del marzo 2011. E ora il quadro è in peggioramento, con l'arrivo del Quinto conto energia (si veda l'articolo a pagina 3). Molti operatori in difficoltà hanno messo in cassa integrazione i dipendenti o ridotto il personale o chiuso i battenti. Forti le proteste di imprenditori del settore e i loro dipendenti per l'ennesimo cambio di normativa che paralizza il comparto. E si teme lo scoppio di una «bolla solare» come in Spagna. Così si sussurra a Verona, in preparazione del Solarexpo di domani.

Eppure i dieci top player italiani (nel grafico la classifica completa stilata da ATKearney, in anteprima per Il Sole 24 Ore) hanno chiuso l'anno con un fatturato consolidato pari a 2,04 miliardi, sostanzialmente stabile sul 2010. Insieme, detengono una quota dell'11% del mercato italiano, contro il 10% del 2010. In testa alla classifica siedono, in ordine invariato rispetto all'anno precedente, i gruppi Aión Renewables (ex Kerself, con un fatturato da 293 milioni), Enel Green Power (278 milioni) e Power One (270).
«La quarta edizione della nostra indagine – commenta Marco Andreassi, managing partner di At Kearney Italia – interviene in un momento di grande fermento e fotografa il calo del settore nel 2011, prefigurandone il crollo a seguito dell'ulteriore revisione in corso di normativa e incentivi».

Le stime per il 2012, infatti, parlano di un'ulteriore contrazione del mercato, il cui controvalore totale potrebbe oscillare tra gli 11 e i 14 miliardi di euro: un vero e proprio tracollo del 30-45% rispetto ai livelli del 2010. «Il 2013 dovrebbe poi rappresentare il punto di minimo per il settore. La ripresa potrebbe arrivare dal 2014, quando il fotovoltaico raggiungerà la competitività industriale, non assistita, per la generazione di energia nelle ore di picco», commenta Andreassi.
Certo il quadro non è dei più incoraggianti. L'Italia è ancora al secondo posto per potenza installata dopo la Germania, ma la potenza installata è diminuita nel 2011 del 6% circa a quota 5,7 GW. Il segmento residenziale pesa per il 12% sul totale dell'installato, mentre il commerciale è sceso dal 21% del 2010 al 16% del 2011.

La produzione locale di moduli e celle resta comunque minacciata dai grandi colossi asiatici, mentre le eccellenze italiane brillano soprattutto sul fronte degli inverter grazie alla leadership nell'innovazione, nel design e nel know-how.
I grandi operatori, rileva il partner ATKearney, «non si sono mossi per tempo sulla strada del consolidamento a fronte dell'inversione del mercato. Anche l'internazionalizzazione non è stata perseguita fino in fondo».

La ex Kerself (dopo un periodo buio e un ricambio degli azionisti) ha visto i ricavi ridursi del 24,8% ; Enerpoint ha perso il 20%, Solon il 13% e EnerRay il 7% rispetto al 2010. La crescita maggiore è stata invece messa a segno da Tozzi Renewable Energy (+112% a quota 172 milioni), seguito da Terni (+70% a 170 milioni) e da Espe (+25% a 156 milioni). «Cavalcare il consolidamento anche oltre i confini nazionali, e non subirlo, diventa ora un imperativo per sopravvivere, ricercando accordi con i leader mondiali per sinergie di scala e sourcing competitivo», conclude Andreassi.

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