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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2012 alle ore 13:56.

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Nel 1967 realizzò la prima staffatrice automatica al mondo che consentiva la sagomatura e il taglio dell'acciaio in ciclo continuo, rivoluzionando i sistemi fino a quel tempo adottati. Da allora Mep (acronimo che sta per Macchine elettroniche piegatrici) di Reana del Rojale (Udine), che a maggio 2010 aveva un ricavo consolidato di oltre 75 milioni, non sì è più fermata e continua a inanellare primati. Oggi l'85% della produzione è destinata all'estero. Appena quattro anni fa la quota era del 65%, a testimonianza che chi sa presidiare e aggredire i mercati internazionali riesce a riequilibrare la crisi domestica in attesa della ripresa.

«Siamo al primo posto nel mondo – spiega il fondatore Giorgio Del Fabro – per la costruzione di macchine che piegano e tagliano acciaio per il cemento armato e siamo al terzo posto nel mondo per reti elettrosaldate».

Per arrivare a certi livelli partendo da un paese di provincia di 5.060 abitanti bisogna fare come e più degli altri. «Pensi che la Germania, dove non è facile presentarsi da italiani – spiega Del Fabro che ha appena finito di incontrare alcuni clienti sudamericani – assorbe il 50% della nostra produzione destinata all'Europa, tutta rigorosamente made in Italy anche se siamo costretti a comprare acciai speciali e componentistica professionale fuori perché in Italia non sono ancora stati raggiunti livelli tecnologicamente avanzati».

La Germania, la Russia, l'Europa, piazze pur importanti, non sono il cuore delle esportazioni di Mep che nelle acciaierie di Sudamerica, Usa, Canada, Israele, India, Brasile, Corea, Thailandia, Australia è di casa con la qualità. «Senza – spiega Del Fabro – è impossibile andare avanti e non a caso abbiamo registrato, in tutto il mondo, 200 brevetti». La sperimentazione e la ricerca sono a ciclo continuo: Mep ha una controllata, Acm, che è il centro di ricerca e sviluppo della company dal 1988. Qui vengono progettati i nuovi macchinari e le nuove tecnologie che, in media, dopo 7, 8 mesi vengono applicate ai prodotti realizzati dal Gruppo e messe sul mercato. «In questo momento Acm sta anche producendo – afferma Del Fabro - perché abbiamo molti ordini. Se non hai grandi numeri non riesci a produrre in serie ma ci stiamo riprendendo dalla perdita del 30% rispetto al fatturato che avevamo nel 2008. Stiamo tornando a quei livelli anche se i margini si sono ridotti. Guardiamo al futuro con serenità e abbiamo appena investito anche in Austria e in Croazia».

La Cina, ecco un mercato che non convince del tutto il gruppo Mep. «Stiamo valutando l'entrata in questo complesso Paese – spiega Del Fabro - con modalità diverse dalla concorrenza, ovvero non facendo joint venture con imprese locali ma esportando direttamente».

Il patrimonio di conoscenze accumulato in questi anni non rischia di essere disperso. Giorgio Del Fabro, 65 anni, non ha figli ma dietro ci sono i nipoti e il passaggio generazionale è assicurato. «Non solo per la presenza dei familiari – conclude - ma anche per le alte professionalità interne. C'è gente che lavora con me da 40 anni. Potrei anche uscire facilmente ma ci tengo ancora a lavorare».

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