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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2012 alle ore 15:17.

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Franco Manfredini è da tre anni alla guida di Confindustria CeramicaFranco Manfredini è da tre anni alla guida di Confindustria Ceramica

Va peggio del previsto, non solo in Italia ma anche oltreconfine, eppure Franco Manfredini, classe 1940, dal 1974 in sella all'azienda reggiana Casalgrande Padana e da tre anni – quelli in cui la crisi mondiale ha picchiato più duro – alla guida di Confindustria Ceramica non perde il sorriso e la voglia di guardare avanti.

Che cosa vede all'orizzonte per il settore?
Prima di guardare avanti bisogna innanzitutto sapere che cosa si lascia alle spalle e io credo che l'industria ceramica abbia già raggiunto il punto più basso della produzione e che ora inizierà un cammino di risalita. Nonostante la crisi di domanda mondiale, la débâcle dell'edilizia e il rallentamento di alcune economie emergenti, io resto ottimista.

Su che cosa fonda il suo ottimismo?
Sul fatto che anche in questi anni di crisi i nostri produttori di piastrelle hanno continuato a investire una media del 5% del loro fatturato in innovazione di prodotto e processo. E tutti ormai presidiano i mercati internazionali e sono quindi in grado di compensare le perdite in un Paese con la crescita in un altro. È vero che in Europa, tuttora nostro principale bacino di riferimento, nei primi sei mesi di quest'anno abbiamo perso un punto e mezzo di vendite e oltre il 16% in Italia, ma mercati strategici come Germania, Russia, Stati Uniti sono in forte ripresa e sono convinto ci daranno risultati ancora migliori da qui a fine anno.

Neppure il terremoto in Emilia, nella regione dove si concentra circa il 90% della produzione di piastrelle di ceramica, ha scalfito la sua fiducia nella capacità di tenuta di questo settore?
Anzi, il recente sisma è stata la dimostrazione della vitalità e tenacia del nostro distretto, uno dei pochi in Italia che ancora preserva tutta la forza dell'organizzazione specializzata in filiera. Quella che da molti è stata letta come eccezionale solidarietà, con concorrenti che si prestavano spazi e macchinari, in realtà non è così speciale. È la traduzione pratica della nostra scala di priorità. E per noi emiliani il valore al primo posto è il lavoro.
Eppure anche il lavoro sta diventando elemento di preoccupazione...
Quando mi chiedono della crisi nel distretto rispondo che la crisi c'è nonostante il distretto! Non credo che a Sassuolo le cose siano peggiori che altrove. Se ci fosse una ripresa delle vendite del 5% qui non si trova più un operaio. Fino a pochi anni fa era davvero un problema trovare profili tecnici. C'è invece ancora molto lavoro da fare sulla formazione e penso in particolare al tema della posa, perché la piastrella eccellente posata male perde il suo valore.

Non basta quindi un marchio di qualità?
Il nostro marchio Ceramics of Italy sopperisce all'anomalia della mancanza dell'obbligatorietà dell'indicazione dell'origine della merce posta in commercio nel mercato europeo. Come associazione abbiamo perciò creato un marchio e un sistema di certificazione, che tutti i nostri associati hanno già fatto proprio, per garantire il made in Italy e valorizzare la qualità dei nostri prodotti.

La leadership italiana quindi non è in discussione?
Assolutamente no. I cinesi ci superano in metri quadrati venduti, ma in valore l'Italia resta il Paese con la più ampia fetta di export e, cosa ancor più importante, riferimento indiscusso su scala globale in tema di qualità e innovazione. Lo dimostra Cersaie, che è LA fiera mondiale (con "la" maiuscolo precisa, ndr) dove si fa il punto sull'evoluzione del prodotto.

La concorrenza cinese fa meno paura grazie alle misure antidumping. E la concorrenza di altri prodotti alternativi alla ceramica?
Non ci spaventa, perché tutte le nostre indagini confermano che la piastrella non solo non perde quote di mercato ma ne sta acquisendo rispetto a moquette, pietre naturali e anche il legno. Perché il prodotto ceramico offre un rapporto qualità-prezzo impareggiabile e nuove funzionalità, pensiamo alla piastrella antibatterica o a quella autopulente, che amplificano il suo vantaggio competitivo.

Quanto conta il fatto di operare all'interno di un cluster nel raggiungimento di questo plus competitivo?
Moltissimo, se noi italiani siamo leader per qualità e per export è perché siamo leader nelle tecnologie e leader nell'impiantistica. E questo è reso possibile dal fatto di operare all'interno di una filiera specializzata che ci ha permesso di concentrarci non sulle produzioni di massa ma su quelle di nicchia ad alto valore aggiunto, con processi molto flessibili, alta componente di servizio e la capacità, che solo facendo parte di un sistema si ha, di interpretare meglio la domanda e adattarsi più rapidamente alla sua evoluzione.

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