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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2013 alle ore 21:07.

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L'idea è creare business community che si protraggono oltre i giorni dell'evento fisico in sé. Ma per farlo occorrono aggregatori di contenuti, motori di ricerca di settore e vetrine di prodotti». Macef+ (sulla piattaforma quasi 600 brand su 440 aziende presenti fisicamente e oltre 3.600 buyer registrati) è dunque solo un passaggio verso una digitalizzazione sempre più spinta delle proposte fieristiche milanesi. La sfida è individuare quelle che si prestano meglio all'evoluzione in digitale.

Visita virtuale con avatar che interagiscono
Chi si è spinto ancora un po' più in là è la start up Hyperfair con quartier generale a San Francisco e branch tecnologica italiana in provincia di Lecco. Ha ideato una tecnologia 3D browser based che rende possibile l'esperienza fieristica senza muoversi dal proprio ufficio. Ci si sposta tra gli stand virtuali con il proprio avatar, consultando cataloghi e filmati, visionando prodotti, e si interagisce con gli espositori e gli altri visitatori. «E' questa la novità – spiega Marco Campanari, Ceo e cofondatore di Hyperfair -. Abbiamo applicato logiche social, tramite chat e comunicazione audio-video, a una tecnologia sofisticata ma userfriendly e di semplice utilizzo: è come un videogioco che però non è un gioco».

Così è nata Italian Forniture & Design, la prima fiera virtuale del legno arredo e del design, organizzata lo scorso autunno dalle Camere di commercio di Monza e Brianza e Como. In mostra per tre giorni sul web 70 piccole e medie imprese del "made in Brianza" e istituzioni a sostegno del distretto: oltre 350 avatar operativi tra espositori e assistenti (compresi traduttori di lingue), 1.700 accessi da 47 Paesi (persino Filippine e Malesia), 9.600 biglietti da visita scambiati. «La fiera virtuale può essere una soluzione per dare costrutto a distretti che non hanno fiere tradizionali, troppo complesse o costose da realizzare. Si tratta anche di una straordinaria opportunità di complementarietà all'evento tradizionale e ha un'applicabilità ai settori più disparati».

Sperimentazioni italiane d'avanguardia, all'estero si stanno attrezzando
Il digital divide non preoccupa gli operatori di fiere digitali: le tecnologie sono sofisticate ma i progetti non sono complessi. Le difficoltà semmai sono più che altro organizzative e gestionali. La via è però ormai tracciata e anche all'estero si stanno attrezzando. Mancano, tuttavia, sperimentazioni all'avanguardia come quelle italiane: in Asia si sono sviluppati marketplace digitali che poi si sono trasformati in fisici, la statunitense Advanstar sta lanciando il progetto "Shop the floor" sulla scia di e-pitti.com e altri operatori americani fanno business con fiere virtuali utilizzando però piattaforme 2D che riproducono ambienti statici.

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