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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2013 alle ore 21:06.

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Se non ci fossero le fiere della moda targate Pitti (Uomo, Bimbo e Filati) a Firenze, la rassegna del marmo a Carrara (diventata biennale, la prossima si terrà nel 2014) e quella dell'oro ad Arezzo, i tre centri fieristici toscani potrebbero dimenticarsi compratori e visitatori internazionali. Fortunatamente ci sono, ma, paradossalmente, il loro successo evidenziano il resto che non c'è: un deciso avvitamento per chi, anni fa, aspirava ad avere un ruolo sulla scena fieristica italiana, e oggi si ritrova a guardare, da spettatore, i passi in avanti fatti in altre regioni sulla strada dell'internazionalizzazione.

Le Fiere di Firenze, Carrara e Arezzo, controllate e gestite da azionisti pubblici, in questi anni non sono andate a organizzare eventi all'estero, né hanno tentato nuove strade per aiutare la penetrazione delle aziende del territorio sui mercati stranieri. E non l'hanno fatto perché non hanno le dimensioni (15,3 milioni di fatturato Firenze, 8 Carrara, 5,5 Arezzo), né la forza (tutte e tre hanno conti in rosso o appena in pareggio), né le competenze (Firenze fino a quest'anno aveva una sola fiera organizzata direttamente, Carrara e Arezzo ne hanno diverse, ma tutte di livello locale). E anche perché, per anni e anni, sono rimaste concentrate sullo sviluppo infrastrutturale (ma a Firenze i lavori di restyling della Fortezza da Basso, annunciati da un decennio, non sono ancora partiti), rinviando la programmazione strategica: col risultato di perdere un treno che ora difficilmente ripasserà.

Il caso più eclatante è proprio quello di FirenzeFiera, la società che gestisce il prestigioso centro espositivo della Fortezza da Basso (oltre che il centro congressi), e che si appresta a chiudere il 2012 con una perdita vicina a 200mila euro e 15,3 milioni di fatturato (+10%). Per quest'anno il presidente, Antonio Brotini, prevede di fare meglio, tornando all'utile con un fatturato a 16,2 milioni. Lo sforzo tentato dalla società fieristica è ora quello di aumentare il ventaglio di fiere organizzate direttamente, che oggi conta solo la tradizionale Mostra dell'artigianato (le fiere della moda sono organizzate da Pitti Immagine): quest'anno le due new entry saranno il festival internazionale della bicicletta (1-3 marzo), che metterà in mostra prodotti e nuove tecnologie proprio nell'anno dei mondiali di ciclismo che si svolgono in Toscana; e Florence Fantastic festival (10-12 maggio), dedicato al mondo del fantasy. Tutte le manifestazioni saranno rivolte al pubblico. "Stiamo cercando di avere un pacchetto di fiere organizzate direttamente – spiega Brotini – in modo che, se funzionano, potremo pensare di portarle all'estero, magari a Mosca o Shanghai. E' certo che non possiamo competere con i grandi centri fieristici ma, nel nostro piccolo, stiamo cercando di non fare solo gli affitta-spazi".

Anche CarraraFiere punta sugli eventi propri, con 18 manifestazioni – di cui otto organizzate direttamente – in programma quest'anno nella struttura di Marina di Carrara. Ma la vera novità sarà l'organizzazione, in partnership, del primo Salone del marmo, tecnologie, architettura e design (MediStone Expo), rivolto agli operatori del Mediterraneo, che si terrà a Bari (15-18 maggio). "Vogliamo creare un evento – spiega il direttore di CarraraFiere, Paris Mazzanti – che valorizza i materiali italiani nell'area del Mediterraneo, in cui si sta sviluppando l'impiego della pietra di qualità; e lo faremo mettendo in campo il know how costruito negli anni con l'organizzazione della fiera del marmo Carrara Marmotec, che nel 2014 celebrerà la 32esima edizione". Continua a puntare sull'agroalimentare, invece, ArezzoFiere, che ha affiancato al salone nazionale dell'agriturismo fiere sul vino e sul cibo. E che ora deve rifocalizzare la strategia, dopo i litigi tra i soci pubblici e il ritorno al vertice, un mese fa, di Giovanni Tricca.

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