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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2013 alle ore 21:05.
Per internazionalizzare le imprese, la Mostra d'Oltremare si internazionalizza. Usa un gioco di parole per spiegare l'indirizzo strategico del polo fieristico napoletano, il nuovo presidente della Mostra, Andrea Rea. Docente dell'Area marketing della Sda Bocconi, nominato dal sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, da cento giorni circa Rea ha in mano un programma di sviluppo che sta sottoponendo al parere delle istituzioni locali a cui chiede condivisione e sostegno.
E la proiezione internazionale della Mostra d'Oltremare – che nel 2012 ha realizzato un fatturato di 9,6 milioni – è proprio il pilastro delle azioni da avviare. «Non chiedetemi calendari e iniziative concrete – mette in chiaro il docente – su questi non ho messo le mani e vanno avanti come prima». Quel che cambia è la logica. «Chi lo ha detto che dovremmo accontentarci di fiere di serie B con un bacino locale? – si domanda – So, per certo, che abbiamo la struttura più bella e di pregio tra le fiere italiane, ambiente adatto alle esposizioni e agli eventi in generale, ma per qualcosa che abbia a che fare con una qualità molto alta, da promuovere in contesti che suggeriscono emozioni». Il discorso sembra vago, troppo fantasioso per una società che debba cercare di recuperare nel 2013 il buco aperto nel bilancio del 2012 (che sta per chiudere) pari ad almeno la metà dei costi, in sintesi una perdita di circa 5 milioni. Ma poi diventa anche più concreto: il nuovo vertice della Fiera ha dei modelli, in Europa, a esempio, la Villette di Parigi o l'ente Fiera di Barcellona.
Secondo il nuovo Piano, insomma, il rilancio della Mostra d'Oltremare deve partire dalla sua struttura, unica e totalmente sottoposta a tutela della Soprintendenza, in parte recuperata negli anni scorsi e per gran parte ancora da ristrutturare. Per ora poco nota fuori dalla Campania, per cui il primo grande sforzo da compiere sarà proprio quello di diffonderne la conoscenza, prima in Italia e subito dopo all'estero. Cosa si pensa di farne? Un'occasione preziosa è fornita dal Forum delle Culture che è previsto a Napoli da giugno. Rea in ogni caso chiede di bandire da tutti i programmi la parola Sud. «Non dovremo avere un target locale», ribadisce. Fiere e congressi? Meglio cancellare, secondo il nuovo vertice, anche la separazione di funzioni affidate, peraltro, a due diverse società controllate dall'ex presidente Raffaele Cercola. Ma per farne un grande "Parco degli eventi per il business". «Solo business – precisa Rea – le manifestazioni sociali e di divertimento le lasciamo al lungomare di Napoli liberato dalle auto». Il Parco, inoltre dovrà avere uno o più momenti di respiro internazionale, come a esempio la Fiera del mobile di Milano o il Vinitaly di Verona.
Quale sarà l'appuntamento simbolo della cittadella napoletana? Mare, musica, food e beverage: sono i filoni su cui la Mostra vuole scommettere, puntando trasversalmente sul made in Italy. «Sono comparti che hanno un peso internazionale – conclude Andrea Rea – nei quali abbiamo imprese che operano su scala mondiale. La nostra struttura, il posizionamento delle nostre imprese, ci aiuteranno ad attirare altri operatori di ciascun settore e questi forniranno ad altre imprese meridionali occasioni di sviluppo all'estero. Si tratta solo di collaborare per favorire la contaminazione».
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