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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2013 alle ore 21:07.

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Il 2012 si era aperto con la notizia dell'abbandono di Solarexpo (fra i primi tre eventi al mondo specializzati sui temi dell'energia solare), passata ad altri lidi, e si è chiuso con l'inserimento in calendario di una nuova fiera a gestione diretta, che si propone di intercettare il pubblico interessato ai temi delle energie rinnovabili in senso ampio. «Un anno complesso, in cui tutti i settori sono stati influenzati dalla crisi – spiega il direttore generale, Giovanni Mantovani –. Per noi la chiusura è positiva, con quasi 80 milioni di fatturato. Abbiamo ceduto qualcosa in termini di marginalità, ma non tantissimo: la flessione si spiega con gli investimenti fatti, in particolare sulle grandi manifestazioni internazionali. Una decisione presa assecondando le aspettative delle aziende espositrici, e che, a consuntivo, rispecchia quello che è stato l'andamento del mercato: in generale, è andato bene chi ha lavorato con l'estero. Molti ambiti, dall'agroalimentare alle tecnologie agricole, hanno vissuto decorosamente, anche se con fatica, il 2012 proprio perché hanno lavorato di più oltreconfine».

Il 2013 si annuncia come un anno di grandi progettualità, e la fiera scaligera si caratterizza sempre di più come strumento di supporto all'export: «Si consolida un ruolo di motore del rapporto tra le aziende e i mercati internazionali – sottolinea Mantovani –. Lo vediamo anche dalle nostre statistiche, con presenze in crescita dai Paesi che hanno risentito in maniera poco significativa della crisi economica, dove la domanda cresce e dove le aziende italiane continuano a essere presenti in maniera importante, con la qualità del prodotto e con la forza della proposta commerciale». Scelte che si riflettono nei numeri.

Le statistiche fotografano il polo veronese fra le fiere eccellenti in Italia: prendendo come base l'anno 2008 (valore di riferimento 100), Fieracavalli ha chiuso con un indice di 104,3 visitatori, secondo posto in Italia; Vinitaly, con i suoi 140mila visitatori, registra il dato più elevato a livello nazionale relativo sia agli espositori (4.321 in valore assoluti) che per metri quadri venduti (indice 108,2 in entrambi i casi). Dati nei quali le presenze internazionali pesano sempre di più: «Statisticamente rileviamo una presenza sempre più importante dall'estero – spiega Mantovani – Guardiamo a due fiere sintomatiche: a Vinitaly nel 2012 è aumentato il numero degli operatori internazionali, un dato percepito come positivo da parte di tutto il comparto, e anche Marmomacc è cresciuta in questo senso con oltre il 50% di presenze dal mondo».

Lo sforzo di internazionalizzazione richiede – e trova – nuove risorse: a fine 2012 la compagine sociale ha aumentato di 15 milioni il fondo di dotazione della Fiera, fondi che saranno destinati a tre driver di crescita, come li definisce il dg Mantovani: «Il primo è il consolidamento e il rafforzamento dei nostri prodotti in portafoglio, valorizzando la capacità di essere dei veri e propri hub per l'internazionalizzazione delle aziende italiane: questo significa offrire sempre più servizi a valore aggiunto per gli espositori con attività quali l'incoming degli operatori e delle delegazioni estere, e la creazione di buyer club anche stabili che tengano in contatto la domanda e l'offerta, come avviene per Vinitaly.

In secondo luogo intendiamo sviluppare e accelerare la presenza di Fiera di Verona nei principali Paesi a grande crescita, i Brics e non solo, finalizzando alcune operazioni in Brasile (la nascita di Veronafiere do Brasil, ndr) per il settore del marmo, e consolidando la presenza sul mercato americano che rimane per molti dei nostri settori quello di riferimento principale. Intendiamo costruire una solida presenza anche sui mercati asiatici non più solo attraverso una pluralità di eventi, ma tramite strumenti organizzativi su alcuni mercati in particolare come l'India, dove già abbiamo costituito una società, o la Cina, Paese cui guardiamo in virtù delle molteplici opportunità».

Una terza prospettiva riguarda le infrastrutture: in programma non una crescita dimensionale, ma investimenti per adeguare e rinnovare il quartiere fieristico, anche con un nuovo ingresso sul lato Sud, in modo da renderlo di più facile accesso all'utente, più attrezzato in termini di accoglienza, ricevimento, spazi per incontri commerciali. La perdita di Solarexpo «dispiace, soprattutto dopo avere accompagnato una manifestazione per tanti anni e averla fatta crescere; del resto siamo in un mercato libero, concorrenziale.

Ci siamo rimboccati le maniche perché crediamo nel settore dell'energia rinnovabile e siamo consapevoli di trovarci all'inizio di una nuova fase, nella quale occorre guardare al settore in un'ottica più complessiva e trasversale, più in linea anche con la politica energetica recentemente approvata dal Governo. Il nuovo tassello della nostra presenza nel settore sarà il lancio di Smart Energy Expo». Le previsione per l'anno che si apre? «Vinitaly è l'unica manifestazione di rilevanza internazionale con un outlook già stabile, mentre in Italia già si segnalano casi di manifestazioni annullate per effetto della crisi. Guardiamo con fiducia al fatto che la nostra imprenditoria è rapida nel cambiamento e attenta alle novità; la Fiera di Verona si propone come un service per le aziende impegnate in questa direzione».

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