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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2013 alle ore 07:09.
Silvia ne è sicura, «almeno una persona in più»; Andrea è fiducioso, «molto probabilmente assumeremo»; Giuseppe appena più prudente, «se va avanti così cresceremo».
Tra i giovani imprenditori del Parco tecnologico padano regna l'ottimismo e l'aumento dell'occupazione è più di una semplice ipotesi.
La struttura alle porte di Lodi, dedicata alle biotecnologie agro-alimentari, integra centri di ricerca, strutture universitarie di Agraria e Veterinaria, laboratori avanzati per l'analisi genetica e un incubatore d'impresa che attualmente ospita 16 aziende, in molti casi spin off dell'Università di Milano.
L'idea è concentrare in un unico luogo domanda e offerta nel campo delle biotecnologie alimentari, dunque laboratori avanzati ma anche imprese interne ed esterne al parco che li utilizzino per sviluppare nuovi prodotti o testare quelli esistenti. Il dialogo è aperto con marchi del calibro di Barilla, Esselunga, Cremonini e l'Oreal mentre sono un centinaio le aziende che utilizzano i servizi del laboratorio di genomica.
C'è chi spedisce prodotti per vedere se il tonno è proprio il pregiato "pinna gialla", altri verificano la qualità del riso nei biscotti, altri ancora testano la composizione dei sughi. E proprio qui è stato sviluppato un chip in grado di evidenziare con un'unica analisi la presenza di batteri nocivi negli alimenti, altri sviluppi sono possibili attraverso la collaborazione con le Asl. Competenze che si diffondono quasi per osmosi alle Pmi che decidono di insediarsi qui a Lodi, come è il caso di Bict, che sviluppa processi biotecnologici industriali per la produzione di enzimi. «Estraiamo principi attivi non dalla pianta ma in coltura – spiega l'imprenditrice Silvia Rapacioli – e grazie a queste attività raddoppiamo ogni anno i ricavi». Gli addetti sono 11, quattro dei quali hanno seguito un percorso di apprendistato «perché per noi – spiega Silvia – è il percorso formativo a dare stabilità occupazionale».
Bict è solo una della tante Pmi insediate qui ad avere piani di sviluppo. Giuseppe Durante di Ipadlab, ci mostra il "kit" portatile per le analisi delle malattie dei vegetali «che abbatte i costi del 50%»; Fabrizio Adani indica la piccola cella ideata dal gruppo Ricicla che produce energia elettrica da acqua di fogna, «meno di un volt, ma ora si lavora sull'efficienza»; Andrea Verme, ceo di Mommilk racconta le potenzialità della nuova tecnologia per pastorizzare il latte umano donato; Stefano Di Giovine ci racconta l'invenzione di Top, un gene prelevato dal Dna della lucciola per verificare l'assorbimento di un farmaco sui tessuti delle cavie, brevetto ora valorizzato grazie all'accordo appena chiuso con il colosso Usa Charles River. Alle aziende già insediate presto se ne aggiungeranno altre, grazie alla "call" (Alimenta 2 talent) per nuovi imprenditori da tutto il mondo che terminerà a fine marzo
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