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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2013 alle ore 10:27.

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Anni '60. La guerra fredda ha trasformato Trieste dalla festosa capitale mittleuropea dell'impero austro-ungarico in un piccolo porto ai confini dell'Occidente sul quale incombe quasi fisicamente il peso del gigante sovietico. Oriente e Occidente si disputano un grande centro di ricerca internazionale di fisica teorica, l'Ictp, che sotto l'egida delle Nazioni Unite dovrebbe accogliere i ricercatori dei Paesi del Terzo mondo, una parte dei quali riuniti sotto il cappello dei non allineati. Il tira e molla dura anni, con un gioco diplomatico senza esclusione di colpi, come in ogni duello sovietico-americano che si rispetti. Alla fine, grazie alla preveggenza di Abdus Salam, il pakistano premio Nobel per la Fisica nel '79 e cattedra all'Imperial college di Londra - sostenuto dal triestino Paolo Budinich, che diventerà vicedirettore del centro - la scelta cadde proprio sulla città giuliana.
La storia di Salam meriterebbe una trattazione a parte. Non solo per il ruolo che ebbe nella scelta di Trieste come sede dell'Ictp e il Nobel che gli attribuirono per gli studi sull'interazione tra elettromagnetismo e forza nucleare debole, ma perché solo ora, come ha rivelato recentemente un articolo di The Guardian, sta emergendo la statura etica e religiosa di un fisico perseguitato dagli islamici pakistani. Salam era infatti un seguace della comunità degli ahmadiyya, un gruppo eretico che la stessa costituzione del Paese asiatico dichiara non appartenere all'Islam. Un paradosso se si pensa che Abdus Salam fu festeggiato come il primo scienziato di religione musulmana insignito del Nobel.
Nel 1968 viene inaugurata la nuova sede dell'Ictp. Da allora Trieste ha accolto 80 premi Nobel e 120 mila studiosi in rappresentanza di 184 nazioni. Una fucina di talenti, un incubatore di fisici teorici che quotidianamente contribuisce a elevare le conoscenze in una materia delicata come la produzione di energia e non solo. L'Ictp agisce sotto l'egida dell'Unesco e dell'Aiea (l'agenzia internazionale per l'energia atomica), malgrado sia finanziato generosamente - a insaputa dei più - anche dallo Stato italiano. Snobbato, a torto, per le scarse ricadute che queste ricerche hanno sul tessuto delle Pmi nordestine, l'Ictp non è vissuto come un'istituzione culturale autoctona. Un peccato, considerato che molti ricercatori in arrivo dai cinque continenti decidono poi eleggere residenza in Friuli-Venezia Giulia, folgorati dalla bellezza di luoghi ricchi di fascino. Un melting pot silenzioso e carsico, quello dell'Ictp, alla cui testa c'è lo scienziato guatemalteco Fernando Quevedo Rodriguez.
Il flusso dei fisici dell'Itcp si somma all'attrazione di studenti stranieri dell'ateno triestino: dopo Perugia (dove ha sede l'università per stranieri) e Milano, l'ateneo giuliano è tra i primi cinque del Belpaese per numero di iscritti che provengono da Paesi esteri. Un potenziale ancora tutto da sfruttare.
M.Mau

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