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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2013 alle ore 15:39.

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Perché non mettere a fattor comune tutte le istituzioni scientifiche di cui abbonda Trieste a insaputa degli stessi triestini? Wishful thinking (pensiero folle, ndr), direbbero gli anglosassoni, che un giorno folgorò il vicentino Filiberto Zovico, editore di Nordesteuropa e agitatore culturale di professione.

Trieste next nacque quasi per gioco, durante una chiacchierata tra Zovico e il direttore del Piccolo di Trieste Paolo Possamai, altro vicentino che ha traslocato nella città metà nordestina e metà asburgica. Detto fatto, alla fine di settembre del 2012 Trieste è diventata l'epicentro di una salone della tecnologia che ha riversato nella città giuliana ministri della Repubblica, studiosi, ricercatori e 30mila visitatori affamati di scienza.

Un successo clamoroso, che Zovico si prepara a bissare anche nel 2013. Dice: «L'idea era quella di trasformate Trieste nell'hub della ricerca scientifica di tutto il Nord-Est e dell'Euroregione. Un bel viatico per la Trieste del futuro, una città che può ricavare immensi benefici dagli scienziati che l'hanno scelta come città ideale per vivere e studiare». M.Mau.

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