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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2013 alle ore 09:07.

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La società, almeno ufficialmente, non ha ancora un nome, ma i suoi componenti stanno già lavorando con Israele e gli Stati Uniti per la conservazione dei preziosi rotoli del Mar Morto e i documenti custoditi nella Biblioteca del Congresso di Washington.
«In effetti – racconta Marcello Manfredi, 26 anni, laureato in chimica e dottorando – avremmo dovuto dare vita alla nostra società a febbraio, ma io sto partendo per gli Usa e quindi abbiamo rinviato l'appuntamento dal notaio a maggio o giugno».

La realtà che vedrà la luce ed entrerà nell'incubatore di imprese dell'Università del Piemonte Orientale si chiamerà Isalit, acronimo di Innovative Solutions and Advanced LED Imaging Techniques. Ne faranno parte il docente di Chimica della sede di Alessandria Emilio Marengo, 52 anni, Manfredi, Marco Bobba, 35 anni ed Elisa Robotti, 36.
Ma come si è arrivati alla collaborazione con i Beni culturali israeliani e con il Congresso americano? «Il professor Marengo – racconta Marcello Manfredi – grazie ai suoi lavori è stato contattato nel 2009 da Greg Bearman», scienziato statunitense che ha lavorato per anni per la Nasa e sviluppa nuovi sistemi per la rilevazione di immagini spettroscopiche, occupandosi anche dei Rotoli del Mar Morto, documenti di inestimabile valore, rinvenuti tra il 1947 e il 1956, contenenti scritti biblici in alcuni casi risalenti anche al 150 avanti Cristo. Per farla breve, dopo i contatti con Bearman, interessato dagli studi messi in campo dal gruppo di Marengo, Manfredi è partito per un mese per Washington, dove «abbiamo verificato la validità dei nostri metodi utilizzando un Led multispectral imaging», macchinario che acquisisce immagini a diverse lunghezze d'onda.

«Sulla base dei dati inviatici in precedenza da Bearman noi abbiamo sviluppato un sistema di algoritmi capace di analizzare le immagini acquisite, cosa che prima non era possibile fare». Una volta verificata l'efficacia del metodo è entrato in scena anche Israele, i cui manoscritti antichi si stanno degradando e rischiano di diventare illeggibili. «Con loro – conferma Manfredi – lavoriamo dal 2011». Questa volta, anche in Italia ci si è accorti delle potenzialità di quella che si chiamerà Isalit: «Grazie a un finanziamento della Fondazione Cariplo stiamo portando avanti un progetto di monitoraggio su alcuni affreschi del 1400 a Valle Lomellina. L'analisi sarà completata entro fine marzo» dice Marcello Manfredi.
L'idea del gruppo di Isalit, però, è di non restare confinati nell'ambito culturale, ma di estendere le applicazioni anche all'industria, in particolare nell'ambito del controllo qualità, vista la capacità dello strumento di effettuare accurati monitoraggi della superficie, in modo relativamente semplice, utilizzando algoritmi che ne analizzano eventuali anomalie.
C.A.F

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