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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2013 alle ore 06:44.

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Fra le start-up di Colleretto Giacosa si trovano due distinti modelli, industriali e finanziari. Chi decide di fare ricerca e sviluppo. E chi, invece, sceglie di posiziarsi sui servizi. Nel primo caso servono soldi, tanti soldi. Magari fallisci. Ma, se ce la fai, diventi ricco. Nel secondo caso, il capitale necessario è ben più esiguo. La rotta è relativamente più semplice. È però improbabile che tu, un giorno, possa guadagnare del denaro vero. Il primo segmento è rappresentato da Creabilis Therapeutics.

Il secondo da Procelltech. Creabilis è la società più matura del Bioparco. Sta sviluppando una molecola di sintesi - la CT 327 - destinata al trattamento del prurito: soprattutto nella psioriasi e nella dermatite atopica. «Alcuni sorridono al pensiero del prurito - spiega Silvio Traversa, direttore scientifico - in realtà, per chi soffre di certe patologie, è un problema drammatico». Questo mercato, di fatto ancora vergine, vale 750 milioni di euro all'anno. Creabilis è stata fondata nel 2003 a Colleretto, dove otto ricercatori si dedicano alla ricerca preclinica. Oggi il quartier generale è a Canterbury, in Inghilterra. Il Kent ospitava la Pfizer. Cinquemila scienziati. Quando la Pfizer ha chiuso, questo patrimonio si è in parte disperso. «Allora - dice Traversa - abbiamo scelto di aprire là. Ora a Canterbury abbiamo 12 ricercatori. Nel nostro settore va bene fare la ricerca preclinica in Italia, ma lo sviluppo clinico e il quartier generale devono essere in Inghilterra». L'amministratore delegato del gruppo è Eliot Forster, già a capo delle attività asiatiche di Pfizer. Oggi il management e i soci fondatori (la famiglia Fumero e Alfredo Boni, un imprenditore canavesano attivo nei servizi all'industria) hanno il 31% del capitale. Ci sono poi i fondi di venture capital: gli americani di AbbVie Biotech Ventures hanno il 6%, i francesi di Sofinnova il 41% e i norvegesi di Neomed il 22 per cento. «A parte la prima sottoscrizione da 6 milioni di euro - spiega Traversa - ci sono stati altri due aumenti di capitale da 35 milioni di euro». L'altro modello è appunto rappresentato da Procelltech. La presidente è Vittoria Ardissone, una under 40 con laurea in biologia a Torino e Ph.D. in immunologia a Genova. Con un capitale sociale di 100mila euro e un prestito obbligazionario convertibile da 500mila euro, lei e i suoi soci hanno fondato nel giugno del 2009 una azienda che fattura circa 300mila euro all'anno. «Offriamo servizi di ricerca e di sviluppo e lavoriamo su farmaci biotecnologici per conto di imprese più grandi», sottolinea Ardissone.

La Procelltech deve sciogliere un nodo strategico. Nei prossimi anni dovrà connettersi bene ai network internazionali di Big Pharma e del biotech. «Anche perché - nota Ardissone - non esistono vere e proprie multinazionali italiane». Questo vale per l'Italia. Dentro la questione italiana, c'è poi una questione canavesana, in particolare per quanto riguarda la logististica. La linea ferroviaria di collegamento fra Ivrea e Chivasso ha un solo binario. L'autostrada Torino-Aosta è fra le più care del Paese. «Non è facile convincere i ricercatori di fuori, perfino quelli torinesi, a venire a lavorare qui a Colleretto», nota Ardissone.

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