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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2013 alle ore 12:18.

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Le verifiche sui velivoli che dovranno rientrare da Marte, per conto della Nasa; o quelle sull'impatto del volo supersonico in joint con l'Agenzia spaziale giapponese, per parlare di programmi che presto coinvolgeranno anche le grandi imprese dell'aerospazio attive nel mondo. Ma non solo. Sul carnet dei piani del Cira, il Centro di ricerche aerospaziali di Capua, vicino Caserta, ora compare anche altro: progetti a servizio delle pmi aerospaziali italiane e straniere.

Qualche esempio? La creazione di leghe di alluminio e scandio: nuovi materiali da impiegare nel settore aerospaziale, collaborando con ricercatori russi e canadesi; oppure la progettazione di 13 sistemi elettronici per velivoli ultraleggeri.
Insomma, il Cira (società consortile per azioni partecipata da Asi, Cnr, regione Campania e Industrie italiane dell'Aerospazio) partecipa ai grandi programmi di ricerca internazionali e, in parte, cambia anche pelle, avvicinandosi alle esigenze di trasferimento tecnologico manifestate da imprese di minore dimensione comunque affermatesi sulla ribalta mondiale. Il direttore del Cira, Leopoldo Verde, ex ricercatore nel Dipartimento Meccanica del Volo e Controlli, da vent'anni alla guida del Centro, spiega le ragioni delle nuove missioni: «Il ministero ha spinto l'intero mondo della ricerca – dice – a perseguire un chiaro ritorno per il Paese e per la sua industria. In verità il Cira già oggi è orientato in questa direzione». «Un'eccellenza – commente Paolo Graziano, presidente degli industriali di Napoli e imprenditore del settore con Magnaghi – che rappresenta un vantaggio competitivo su scala internazionale».

Il centro di Capua viene fondato da Luigi Gerardo Napolitano nel 1984 per l'attuazione del Prora (Programma di ricerca aerospaziale italiano). E da subito si dota di impianti che ne faranno un unicum a livello mondiale: il Plasma Wind Tunnel, unico per potenza e dimensioni, l'Icing wind tunnel, il Laboratorio di impatto delle Strutture Aerospaziali e la Galleria Transonica. Ne fanno un centro di ricerche aerospaziali con un valore della produzione sui 48 milioni, con un utile operativo di circa 12 milioni e con un organico di 350 dipendenti. «Ebbene – dice Verde – il ritorno degli investimenti sulle infrastrutture è evidente. Nel 2011, a esempio, abbiamo raccolto ordini dall'industria del settore per circa 25 milioni. Oggi le imprese vengono a fare verifiche dei propri velicoli anche dalla Cina. Grande utilizzatore del wind tunnel è poi il consorzio Airbus». Centri similari ce ne sono, a esempio in Olanda o in Russia, ma il Cira attrae sopratutto per le verifiche sulla resistenza dei materiali al ghiaccio.

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