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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2013 alle ore 15:33.

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L'orto è social, e donna. Grow the planet ti insegna a coltivarlo, ovunque tu sia, con qualunque dote iniziale (vaso o terra? giardino o terrazza?), clima, gusti. Una start up creata da una decina di giovani fra Veneto e Toscana, qualcuno con studi di Agraria alle spalle, altri programmatori ed esperti di tecnologie, che a fine 2012 ha visto l'ingresso della finanziaria regionale Veneto Sviluppo nel capitale sociale.

La piattaforma web ad alta tecnologia parla di orticoltura urbana, e offre una serie di «strumenti avanzati di apprendimento, gestione, interazione e scambio di servizi e prodotti». La prima è la sezione "Impara", seguono la raccolta delle ricette di cucina e la sezione "Better world" con la maggiore attenzione al lato ambientale e a progetti quali l'ortoterapia. «La community è composta prevalentemente da donne, e ha raggiunto i 50mila membri – spiega Anna Giacon, content manager – Il sito è bilingue, ha 80mila visitatori unici al mese, oltre 400mila sono le pagine viste mensilmente e 500mila le foto condivise». Alla base c'è un'elevata condivisione verso valori quali il consumo consapevole, il rispetto dei cicli naturali, la filosofia del "chilometri zero"». Il legame con il territorio sta crescendo: il sito si propone di ospitare le pagine delle scuole, ma anche dei produttori locali, in modo che ogni utente, geolocalizzato, possa scoprire chi condivide gli stessi interessi nelle vicinanze. Le app per iPhone trasmettono i consigli per la coltivazione: c'è anche PomoDario, per insegnare ai bambini – zappa & internet – come far crescere i pomodori sul balcone di casa.

Un'altra start up, incubata in H-Farm alla fine del 2012, si chiama Henable e nasce per raccogliere informazioni e consigli «per la produzione di soluzioni digitali a problemi reali»: il fondatore, Ferdinando Acerbi, 47 anni, un passato da atleta professionista, dal 2004 (anno dell'incidente subacqueo che gli costò la paralisi) conosce di persona la serie di barriere, non solo architettoniche, che deve superare chi vive una disabilità. Il sito è una sorta di "bastone digitale" per chi ne ha bisogno, e la prima App messa a punto rivoluziona il modo di entrare nelle zone a traffico limitato italiane: finora era necessario mandare una mail al comune desiderato, con tutta la difficoltà di trovare l'indirizzo mail corretto nei meandri dei siti della pubblica amministrazione. La soluzione consiste nell'inserire i propri dati completi di foto, patente e contrassegno personale nell'app: il modulo di richiesta verrà compilato in automatico una volta per tutte: a ogni passaggio in una Ztl non si dovrà far altro che scegliere regione, città e area, già mappate, inserire data, ora e targa e inviare la richiesta automaticamente. Nelle intenzioni, solo la prima di una serie di applicazioni dedicate a rendere la vita dei diversamente abili più smart.

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